EDRAN SAPEVA DANZARE

Edran sapeva baciare la luna nella schiena fino a sentirne l’anima respirare.
Sapeva che l’amore non importava al nucleo del sole,ma muoveva la curva del tempo,perché il suo braccio piegato custodiva proprio dietro al gomito,l’angolo dell’eternità.
E gli piaceva credere che chi inseguisse l’eterno lo riceveva in dono.
S’indoravano i palazzi nelle nari di Edran.
Tra le sue scapole lo baciavano le nubi.
E poteva di nuovo innamorarsi della polvere delle stelle.
Edran sapeva danzare.
Edran sapeva che alzando le mani avrebbe raccolto stelle come mele.
E lanciandosi nell’eternità come un sasso piatto sull’acqua,muoveva i pianeti dall’altra parte dell’universo.
Ovunque fosse avrebbe riconosciuto la materia dell’incanto.
-Ma se io fossi cieco!?- si ripeteva di fronte ai problemi che annottano il fiato,
-Se io fossi cieco!?- e ringraziava gli dèi che potesse vedere il mondo.
-Per chi acquistasse la vista anche l’angolo di un tavolo gli apparirebbe fiaba!-.
E guardava le cose come fossero appena nate dal nulla.
Come ad ogni suo risveglio,nel preciso istante del primo respiro:
lo abbracciava l’emozione di esserci ancora,ancora…e in quell’aurora di fiato la conoscenza del mondo gli arrivava come avrebbero potuto farlo le nubi ranciate degli innamorati…quelle che ti tengono l’amore abbracciato…stretto stretto senza forma,nell’informe rappresentazione degli dèi…Edran sapeva danzare!
Edran raccoglieva l’amore per metterlo davanti a tutto,davanti ai suoi piedi scalzi per muovere i suoi passi nella curva del tempo,per camminare sul perimetro del cuore.
E quando doveva abbandonare il mondo per il sonno,si raccoglieva nel cucchiaio di una cometa.

André Che Isse

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