Qualcosa gli veniva incontro:
Edran non sapeva più separare il sole dall’estate.
Era come se, immoto, al centro dell’estate, lui stesso trasfigurasse in sole.
Più che traversare l’aere, avanzava nella materia di un sorriso.
Sciente d’ignito:
Edran irraggiava quel sorriso nel cosmo.
E gli astri tutti lo trapuntavano di baci, un Sebastiano arrovesciato:
dardeggiato di luce.
Edran non sapeva più separare il sorriso dalla transverberazione dell’alma.
Al centro dell’estate un frinire superno d’ipseità distillava solo per lui:
la sostanza eudemonica delle idee.
André Che Isse