LA BOCCA GIALLA DELLE STELLE

il pensiero immerso nell’anima prende una spinta dorsale verso l’ala

curvando l’elisio per suità

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che cos’è un bacio se non la distanza minima tra due pensieri?!

la bocca gialla delle stelle!

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la curva ebra dell’arte

quando all’angolo delle labbra l’estasi inciampi ubriaca d’oro

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tracanno d’amore come il sole tra le persiane agostane

in gola: la bellezza!

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lecconerie leggiadre ugnate in frattali d’aseità

come bizantismi icari di rose barocche cadute tra i denti allunati

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ecco allora arrivare in mezzo l’aere la sostanza del disio

così come nacque prima del mondo nel giallo van gogh!

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André Che Isse

LA CURVA IN BOCCA

quando l’anima aggalla in bocca

il sapore è curva di stelle

quelle risa divorate da van gogh sulla luna

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e la materia degli atomi esonda estasi crassa:

lecconerie di luccicanza!

tanto che l’esserci sia curva soltanto dell’essere

*

sono equilibrista su un fiore di sole

improcrastinabilmente d’argento l’iride del sole addosso

e frangipani a curva di nuca tra il dorso e la chioma d’arciere

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in bocca la fragranza sintattica di bocca eudemonica

che di cognoscenzia sia perseità emozionale ignuda

quanto alla fine dell’universo faccia <<tana!>> l’elisio adesso

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André Che Isse

OSTENSORIO DI SILENZIO BAROCCO

se prendo questo momento tra le mani posso camminarci dentro

più vero del più magnifico dei sogni, così per ogni adesso qualunque!

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ho eretto ziqqurat d’inchiostro senza staccarne il calamo dal foglio

torno torno i bracci nei fiori dell’oro noumenico, ubriaco di lune!

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così ho imparato il miele nell’atomo e la curva in bocca

coi ginocchi gnomoni sui girasoli icosaedri ignudi

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una passacaglia scalza d’esserci in elisio

per cui modellai vasi in folio per mescervi i silenzi

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i silenzi di festa che parimenti siano al Barocco

in cui danzo come kouros immoto su palco dietro l’universo

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e se mai un dio fosse il mondo, dal silenzio l’alba

quando i ginocchi primi friniscano alle stelle mute sui meli

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André Che Isse

L’IPOTENUSA SUL GUARDO ELISIO

raccolgo leggiadria come girasoli icosaedri scalzi

curvando i bracci per misurare i baci sulla luna

così mi stivo d’argento l’ipotenusa del guardo elisio

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qui non si tratta di essere diversi ma di essere unici!

come impronte digitali nel miele

del resto il pensiero in aranciera odorosa concerta aseità

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ho appoggiato le labbra sulla luna senza mai staccarle dai fiori

mentre la velocità della luce ha il sapore dei baci in bocca

ecco perché l’amore profuma di erba tagliata!

*

ecco perché il silenzio ha la stessa materia dell’anima

un onfalion di luccicanza a 12 lune in cesto da giardino barocco

e se curvo la neve danzando posso materiarmi di leggiadria

*

André Che Isse

LA GOLA DI NEVE

Rammemoro la neve in cui silenziò Edran.

ll suo passo narrava l’esserci.

E assieme al cuore

stamburavano i talloni rotondi nell’albume.

L’impronta stampigliata lasciava nel suo guardo falotico

l’invenzione del cartiglio egizio;

firmando così l’incedere tersicoreo di Edran.

Curvare la neve danzando materiava la leggiadria;

come fa l’amore baciandosi in bocca.

E in bocca allo zenit si lasciava stivare la gola di neve;

allora forse sarebbe potuta tralucere l’anima

per luccicanza innevata.

André Che Isse

L’ALBUME DELL’ALA

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bastevole un fremito arcato come molecola dell’ala
la curva ebra del fuoco
per toccare il costato dell’infinito
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ed io m’infilo nell’infinito come le dita nel miele vermiglio!
***
del resto se non fossimo dèi non penseremmo
mentre le nubi si baciano in bocca per materiare l’albume dell’ala
per gonfiare le gote agli amanti
***
così che le labbra aiutino l’universo a trovare gli dèi!
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quando capii che il pensiero inazzurrava il cielo inventai la ruota per le ali
e allora diedi il mio dorso d’arciere a prassitele per fantasiarne l’ulisside
per lanciarmi dal sesso della luna senz’ali
***
innamorarsi follemente dentro una stella è farla nascere scalza!
***
André Che Isse

SEDUTO NELL’ESSERCI

cosa scriveresti in fondo all’universo?
danzeresti dopo lo spazio o torneresti ad itaca?
le parole che fanno <<tana!>> alla fine dell’universo non fanno rumore
ma l’eufonia immota della bocca divora leggiadrie di lune scalze
ho ripiegato un tempo veloce in mille pieghe barocche
così che quando arriverò in fondo all’eterno avrò l’età delle stelle
 
ora seduto nell’esserci comprendo l’elisio
la cognoscenzia di movere i bracci per sé sarà calligrafia desossiribonucleica
 
e la curva che curva la luna curva il mio braccio d’arciere
come la bocca in curva di nuca sussurra poi nell’amore
 
ogni momento è monade originaria come unico strale di sole
io c’infilo i diti ebro di miele ulisside
 
André Che Isse

ROSE D’ALBUME NUDE

lasciai che i bracci in cerchio contenessero il mondo delle idee
un ostensorio di spuma a curvatura ulisside

è per massa di commozione che l’esserci si curva
così nacqui poeta in curva d’essere

ecco che l’animo stamburi allora la dolcezza che esonda!
capitombola ad arco e illeggiadrisce in rose d’albume nude

le tue gote raccolte sui ciliegi arrossati in cesti di luna tondi
quanto lo spazio curvato dal tuo dorso d’argento

non è forse l’eterno torno torno la bocca barocca di baci?!
che madida brama il tuo guardo in bocca

ebro fui nel tuo cuore che vi restai dietro l’universo
non un solo fiore alchimiai che non avesse la curva della tua nuca tra i denti

André Che Isse

IL FILODARIANNA DI SETA

Il guardo di Edran tesseva via via al crescendo cupido
un filodarianna invisibile che avrebbe potuto dimorare l’eterno
sul dorso della seta
dove principiano i bottoni d’albume tondo del suo amore.
Ad ogni bottone la bocca dell’asola serrava stretta le labbra
come un’amante arrovesciata sul deliquio dei baci vermigli.
Il giocoforza del piacere ostese quel crepitare frusciante di seta
che stringeva il corpo al corpo delle idee.
Edran auscultava il fiato dell’amore come un collezionista di piogge
avrebbe disceverato il colore delle gocce.
Un diluvio di un solo bacio
che non staccasse le bocche per l’intera notte
avrebbe trasfigurato per sempre
il corso degli eventi ai due amanti dietro l’universo.

André Che Isse

LABBRA EBBRE

la parola che nasce dal pensiero prende forma in bocca come qualità d’amore
come bacio d’amante innato quando bocca sia curva di fiori

è sapore arcato leggiadria a mani di vasaio in calice vermiglio
e il pensiero da cui nasce rinasce a labbra ebbre

ho gonfiato le vene del sole a gigli di neve insciente
li stivo in bocca a curva di palato l’attimo prima che scocchino pensiero

ma se ausculto il mondo con la bocca la pioggia mi bagna per primo
e come polena al tempo dalle labbra principi l’ora

così che prua eudemonica dietro l’universo tracanni il logos dionisiaco
tanto quanto dardo ulisside transverberi la bocca del cuore

mille parole mille baci un solo guardo adamantino
la curva della tua bocca nell’arco di ulisse

André Che Isse