L’ENTROPIA NON ENTRA IN UN CERCHIO DI NEVE

prima del tempo c’erano solo occhi che guardavano fuori
mille bolle d’acqua custodi di mille canzoni d’amore

una linea orizzontale per mettere in fila le emozioni
come una costellazione prima di rubare il fuoco agli dèi

prima delle parole le idee erano nubi
ma la tua mano sulla mia bocca spingeva il mondo dentro

perché dove cade il mare non cadono gli angeli
l’amore è più leggero delle lacrime ma non sa nuotare

ed io ho tracciato un cerchio nella tua neve
e se ci cammino coi talloni non lascerò le mie dita nel passato

l’orlo della tua gonna sulle caviglie nude mi allunga il fiato dentro la luna
mi allunga l’infinito in un cerchio di neve

André Che Isse

IL FIORE DI LOTO SACRO PRIMA DEL MONDO

la tua bocca è il mio balcone di luna
e ci fiorisco i baci che mi hai affogato nel desiderio

ho inventato i fiori di loto sacro per attraversarti l’iride
e mentre ti mordo la nuca mi stivo di fiori

e stendo le punte dei piedi ogni volta che allungo i pensieri
ogni volta che ti raggiungo la fronte di labbra

la tua espressione prima del mondo è quella che conosco bene
come la strada diritta di uno stelo odoroso

riddo d’amore in capogiri ebbri sulle tue gote
colline nel letto di ulisse

c’è un fiore di loto sacro ancora da prima di nascere il mondo
e ancora mi profuma folle d’amore da dietro il tuo guardo

André Che Isse

André Che Isse IL FIORE DI LOTO SACRO PRIMA DEL MONDO

André Che Isse
“IL FIORE DI LOTO SACRO PRIMA DEL MONDO”
170×35 cm
corda cucita su misto cotone e acrilico
OPERA RETROILLUMINATA
maggio 2016

L’IPOTENUSA DELLA BOCCA

vorresti sapere quello che sanno le nubi
coi pensieri nell’acqua tra i sassi piatti
mentre sussurri una parola senza muovere labbra

mi perdo scalzo in un giorno qualunque
appoggio sui ginocchi le lune d’albume diurne
schiumando nel dorso le tue scapole di neve

e tu pensi al mondo nel silenzio
sorridi attraverso un sorriso
ma vorresti amare perdutamente senza rivelarlo a nessuno

ti archi di risa odorose
mentre cerchi un angolo uguale alla bocca
per baciare di sbieco l’amore

André Che Isse

4 EBBRI D’HAIKU

I
ebbrezza tattile
lordato d’estate
tesso l’estasi del cogito

II
come non essere di dioniso!?
freccia adamantina scoccata!
con queste mani ubriache d’amore!

III
basterebbe essere solo occhi
affissare il difformarsi incorrotto di nubi
per alchimiarsi in mille ori alipedi

IV
mentre già posso correre la gioia
collezionare lunghezze di fiato
trangugiando pelle d’eterno ebbra

André Che Isse

ESONDO D’AMORE

mi perdo in bocca di pensieri ardenti alla deriva d’estasi poietiche
su zattere nere di sole che traghettano dita di vasaio dietro l’universo

e scapriolo d’amore come 12 lune rotonde su 12 fiori di loto sacro
e m’innamoro orientandomi di stelle che s’innamorano di chi le guardi

le cose vere nascono solo dove principiano gli orti dei baci
e l’uomo invera i sogni quando dormono gli dèi

e tu ti pettini il sorriso nel mio sguardo ebbro
ed io ci cado dentro come cadessi in eterno da un fiore

riempiendo il calice con pelle di dioniso per straboccarne i talloni
per rubargli l’ebbrezza dal dorso mentre guarda il mare

mentre ti scrivo coi ginocchi di una cometa e insieme danzo sui draghi
come ridda di scribi rossi nel fiato di un giorno

André Che Isse

LA NEVE E’ PIU’ EBBRA D’ESTATE

coi ginocchi su legno sputo inchiostro nero su carta di riso
mentre il sole disegna oro su pietra vite sconosciute d’uomo

ali di gru nel vuoto tra la neve ebbra
la mano tiene la tazza che tiene sesso di china

sarò fiore di loto sacro su rilievo egizio
così che le regine possano sfiorarne le labbra con dita lascive

il vento nell’angolo del gomito sbatte farfalle nere di pioggia
mentre mordo la tua schiena come ciliegie su alberi di cedro

e nel giardino dell’estate ho disteso un letto di carta per i tuoi talloni di pruno
e l’acqua nell’anfora rotonda è come i tuoi ginocchi nelle gonne a pieghe

pratico i miei pensieri come delfini nei mari per conoscere la carta sull’acqua
per disegnare il gesto di dioniso quando l’estate gli nevica in bocca

André Che Isse

EDRAN & API RUNE

Edran la guardava camminare davanti a lui.
Api Rune non camminava come le belle donne,lei incedeva come un trampoliere: una gru scalza con lo sguardo perduto dove cade il mare.
La guardava curvare il tempo: gli sembrava per davvero che davanti a lei il tempo stesso si curvasse per poterla spiare lentamente,per allungarle la meta dove cade il mare.
Edran avrebbe voluto baciarla tra le scapole,tra le ali abbrunite dalle stelle,ma anche aspettare che finisse la strada,forse per salvarla quando cade il mare,o soltanto come quando dopo aver salutato un amore non confessato speri che lei si volti prima di scomparire nel giorno.
Edran amava già Api Rune,prima che lei si voltasse: l’amava perché poteva toccarle i pensieri.

André Che Isse

FILIDISALIVADORATI

sarò piuma come angolo d’ala
così che nel volo possa vedere l’infinito di lato

e nel mito giacervi il fiato
quanto possa l’ebbrezza contenere pelle di stella

così che attraversando tutte le albe del mondo con un gesto
io danzi per regalare 12 lune al cuore del sole

tessendo con dita di dioniso come calligrafo di gru gaudiose
torri di fiori

ziqqurat custodi dei primi giorni d’amore nel mondo
dove sciogliesti la lunga chioma sfidando tutte le lune ai sorrisi

e subito qualcuno inventò la ruota e subito inventò il tempo tondo
e i pass’imparadisati saranno per sempre talloni su alberi di baci

André Che Isse