IL BOHEMIEN ULISSIDE

là dove cade il mare distendo il braccio curvando il piacere
come se la bocca schiusa tra l’aria e la luna fosse il sesso dell’atomo

il pensiero ulisside crea nuovo pensiero da se stesso
il suo dna sono ali

ecco perché ho tatuato il mio dorso con la mappa per le stelle
il loro guardo sono gli anni luce del mio passo scalzo

da dietro l’universo nasciamo per sempre arco di piede adespoto
e solo allora puoi chiamare te stesso danzando

nelle mie tasche eiacula dioniso e il mio zaino esonda luccicanza
mentre cardo l’eterno coi ginocchi sbucciati sul melo

seggo la curva delle idee come prima curva del mondo
ebbro lunisolare ignudo

André Che Isse

LA CURVA DI CARAVAGGIO

se tolgo il narrabile e nasco nel nero la carne si curva in arcangelo
e i bracci su tela transustanziano dioniso in calice

ho scelto la notte per morderti l’ali mentre dipingevi il tuo dorso nell’oro
abboccati di sole assieme per 12 curve d’auriga

e ora mentre stendo l’albume coi diti tracanno la tua giga ebra
affatturandomi vernice dietro la tua luna negra

quante volte ancora urlerò il tuo nome affogato su tela!
squarciando i tetti col gladio quel tanto da farne eiaculare il sole

proprio quando danzo ancora i tuoi ginocchi di cristo nel cesto del sepolcro
come fossero i tuoi pennelli capolvolti a inciderne l’universo

ma al centro del palco attendo la tua lama nadirale di luce per nascere
così che io principi il mondo per essere, mentre tu mi sorridi barocco dalla quinta oscura

André Che Isse

I TALLONI DI RIMBAUD

ragazzo!
sono appena un ragazzo!
e devo ancora cominciare!

ma io ho vissuto galassie!
ma poi se sono infinite?!
allora è vero che devo ancora cominciare!

oh ma dove principia il mare in mezzo all’oceano?
dove finisce la tua chioma di china nera?
per quanto ancora raccoglierò l’eterno come mele?

non chiedere mai all’aria di non essere ulisside
io mi guardo il pensiero come fossi materiato di pensiero soltanto
ma poi i ginocchi stessi odorosi d’idee come mele su ciliegi

perché tengo sui palmi scettrati l’oro di stella?
perché sono nube gaudiosa che si nevica addosso il primo giorno del mondo?
perché non posso che pettinarmi icario di sole?

se il dorso nell’erba non piega l’ali posso cadere nel sole
e curvare le risa degli dèi come quanti di neve scalzi
proprio mentre dioniso s’infila nei talloni di rimbaud

ma c’è una sola domanda che valga l’universo:
prima di nascere pensiero dove pensavo?
ed io non posso che camminare il giorno rispondendo vivido pensiero arcato

tutto il resto è ciarpame!
nel mio zaino il taccuino per poesia e i gomiti per la ridda ebra
mentre coi sassi piatti edifico vele per il mio guardo ateo indiato

André Che Isse

APPOGGIATO DI NOTTE

m’infilo nel nero
come iride di stella che guardi dietro l’universo

ma c’è d’allunarsi la bocca dischiusa nel sesso
affogata di stupore novello

allora eccomi piviale dorato nello studio di klimt
coi bracci perduti nel muto di china ombrosa

e scaglie di piacere eiaculate da cuore vespertino
su millanta pareti d’aria curva

i bottoni nel dorso ignudo come sassi di fuoco piatto
cupidi quanto gugliate di sole

ed io m’infilo le maniche della notte come un orgasmo
a cui l’albume dei ciliegi stia fiorendo addosso

André Che Isse

NUDA MECCANICA EBRA

come poss’io con solo parole farne il mondo?
o con dita danzanti narrarne le gote odorose?

così imparai di gaudio dal sole e dentro la notte il dorso sidereo!
tanto che nacqui ogni giorno come 12 lune davanti le risa di fuoco!

ecco che ora entrare dietro l’universo è girotondo di ginocchi scalzi
cadere dalle sedie lasciando il fiato a mezz’aria allocchito da un quanto

e allora stamburai di stelle fino a riempirne le tasche
abboccato di sole su filidarianna in mille barriti d’amore

ognuno lungo quanto la piega barocca dell’universo
capriolata di luccicanza custode

ma se m’infilo nel vuoto delle molecole posso ascoltare là dove cade il mare
asciugarmi l’ali icarie coi baci raccolti in albume come sakura in fiore

André Che Isse

 

Il danzatore custode di pensiero nella cruna del tempo

André Che Isse
“Il danzatore custode di pensiero
nella cruna del tempo”

108×100 cm
tempera da muro,acrilico,
corda cucita su misto cotone

OPERA RETROILLUMINATA

settembre 2011 & gennaio 2018

stessa opera frontalmente illuminata