LA CURVA DI CARAVAGGIO

se tolgo il narrabile e nasco nel nero la carne si curva in arcangelo
e i bracci su tela transustanziano dioniso in calice

ho scelto la notte per morderti l’ali mentre dipingevi il tuo dorso nell’oro
abboccati di sole assieme per 12 curve d’auriga

e ora mentre stendo l’albume coi diti tracanno la tua giga ebra
affatturandomi vernice dietro la tua luna negra

quante volte ancora urlerò il tuo nome affogato su tela!
squarciando i tetti col gladio quel tanto da farne eiaculare il sole

proprio quando danzo ancora i tuoi ginocchi di cristo nel cesto del sepolcro
come fossero i tuoi pennelli capolvolti a inciderne l’universo

ma al centro del palco attendo la tua lama nadirale di luce per nascere
così che io principi il mondo per essere, mentre tu mi sorridi barocco dalla quinta oscura

André Che Isse

VESTITO NUDO DI MILLE ALBERI SCALZI

ho danzato nei gangli dell’ebbrezza sul dorso del sole
e sono divenuto dorso di dioniso ardente imperituro

eccomi nel morso d’essere senza staccarne matita di foglio
scaturigine di mondo quanto albergatore di lune

così che il giorno inventi se stesso prima di nascersi addosso
vestito nudo di mille alberi scalzi

ho imparadisato la coscienza tra palmi che soppesavano chiome di cuore
per pettinarne labirinti alla foce dei gesti

ed ora non c’è neutrino a sellarmi il fiato che non sia scettrato davvero
re siamo per le stelle e nella camera dei delfini

e nel mio cerchio con le braccia la curva del mondo dove cade il mare
e il pozzo di luna dove i sogni risalgono alle stelle come canestra di frutta

André Che Isse

IL BAROCCO A PIEGHE DI DIONISO

ebbi poi l’ali di caravaggio quelle d’amore
guardando la materia dei suoi corpi ascoltai le mie mani riempirsi vere

e mentre già la vita correva sapiente di dioniso
si amicava pregna densa come spalacando d’occhi dentro la terra

ah quanto è soave d’orgie l’antico che dà forma a pandora
tanto poi che ora se ne potrebbe curvare la creta come pensieri

ecco io vengo a voi vestito a pieghe e scalzo come barocco e stilite
madido ebbro sull’ipotenusa apollinea

perché se non posso non appoltronarmi con gli dèi è pure a sorgere
quell’amore che fa dell’acqua aere nuda ammusata alle gote

siate dunque moderni quanto il tempo che si curva di piacere
linee rette dove può cadere il mare quanto sorgere la piega ranciata di sole

André Che Isse