se tolgo il narrabile e nasco nel nero la carne si curva in arcangelo
e i bracci su tela transustanziano dioniso in calice
ho scelto la notte per morderti l’ali mentre dipingevi il tuo dorso nell’oro
abboccati di sole assieme per 12 curve d’auriga
e ora mentre stendo l’albume coi diti tracanno la tua giga ebra
affatturandomi vernice dietro la tua luna negra
quante volte ancora urlerò il tuo nome affogato su tela!
squarciando i tetti col gladio quel tanto da farne eiaculare il sole
proprio quando danzo ancora i tuoi ginocchi di cristo nel cesto del sepolcro
come fossero i tuoi pennelli capolvolti a inciderne l’universo
ma al centro del palco attendo la tua lama nadirale di luce per nascere
così che io principi il mondo per essere, mentre tu mi sorridi barocco dalla quinta oscura
André Che Isse