LAGRIME GAUDIOSE

straripo d’ebbrezza scalzo su mèssi gaudiose
madido esondante estatico nudo agli otri ulissidi

e conflagro in commozioni di festa inopinate
come se la vita m’apparisse di prima volta nel suo svelamento più fausto

ho lavorato due secoli per togliere il narrabile dalle pietre
e ora ne tracanno il riso perenne del sole

un altipiano ove raccogliere racemi di nubi ubriache in decubito dorsale
come se il mio braccio disteso attraversasse la materia oscura col guardo soltanto

affinché il taglio degli occhi sia sentiero su cui cammini la luna
fuori dal mondo per danzarci dentro sul serio come Alice nel pozzo

eccomi allora ipseità lunisolare scettrato
e nulla sarà più alato di goccia che da guscio s’apra foglio precordiale arso

André Che Isse

INVALIGIATORE DI LUNE

voglio trovare una pozzanghera nel sole
ove cattivare le nubi sull’acqua per camminarci dentro

voglio approfittare della mia vita per contare tutte le stelle
sniffarle la notte ubriaco di luna e ricominciare da zero +1

quando distendo le braccia una gru giapponese apre le ali
e la spuma del pensiero si asserpola ai ginocchi icosaedri

quando danzo la pelle del silenzio mi sfrigola addosso radiazione cosmica di fondo
mentre curvo lo spazio come arciere aurorale aurato

voglio farmi attraversare di sapere come una transverberazione dionisiaca
entrare ed uscire dalle molecole come sciamano scalzo sui miei talloni nudi

e invaligiare le lune dove hai camminato
per portare con me sempre i passi dell’amore

André Che Isse

LE TUE DITA NEL MIELE D’ALBUME

il mio braccio disteso arriva un palmo più in là dei sogni
senza muovere il sole dalla pelle

il tuo nastro tra i capelli è un desiderio rubato a una cometa
più che mille palazzi d’oro

mentre miro dove cade il mare poeto il fiato sul tuo collo giapponese
lo mordo nella sabbia un momento prima che tu ci metta la nuca

non sai che nei miei ginocchi ci sono i tuoi passi sulla luna
così che danzando le dita nel miele sappiano di stella

t’amo come il guardo che creduto buio per sempre rinasca blu di cielo
e di quelle braccia d’arciere ne ho fatto ala il dorso

mille tessuti d’aria ho annodato col silenzio del sole
per rivestirti l’interno dei baci con l’impero della grazia

André Che Isse

LE TUE GOTE DI ACERO ROSSO

cammino così lentamente da poter sognare
e spesso non faccio nulla tranne che vivere davvero
mi piace farmi attraversare dalle idee come sassi piatti sull’acqua

e ora ti alzerai come in ogni giorno con le tue gote di acero rosso
ancora nell’angolo della bocca uno scampolo di notte
e ancora non sai che il tuo odore sulla mia ala ha inventato il volo

vorrei conoscere solo il sapore della luna diurna e riempirmi le tasche di sole
tanto che maturi il grano da solo nell’oro delle parole
e poi sedermi nel segreto del cuore per albeggiare ebro

la prima volta che ti ho vista dormire dentro la notte avrei voluto rubarti la bocca
con le tue labbra avrei baciato il sole nel dorso
e poi ci saremmo baciati d’eterno ritorno dove fioriscono i ciliegi

André Che Isse

GRAPPOLI DI ETERNO

mi sono seduto tra le gocce di neve a ginocchi conserti
e ho rivoltato le tasche dal tempo per stivarle di tuoi girotondi

quando m’infilo tra le gocce da quello spazio asciutto
posso affogarmi nella neve del tuo guardo per sempre

le balze della tua gonna torno il mio desiderio
mi tengono la geometria di roccaforti fluttuanti
sorte nell’oro del tuo moto ninfale
per approdarmi ancora nel fiato della cupidità vermiglia

e mentre lei rideva lui ora sapeva come ridono i fiori
infilati nella commessura dei baci come testata d’angolo

ecco come avanzo nel giorno su talloni d’arciere mirandoti il riso
quando ti accorgesti le righe di sole nel dorso mentre le pettinavi

André Che Isse

I GINOCCHI ICOSAEDRI

quando arco il braccio lo spazio d’intorno si curva per massa d’amore
e se il tallone è davanti al sole la bocca è chiostro di luce

è uno stato di grazia esser poeti,le parole nascono già lacrime alate
e strizzano il mondo che bevo a collo ubriacando dioniso di guardi

siamo nati per nascere dal vivo e scoccare rose negli archi
mentre si raccoglie l’eternità a grappoli in giorni qualunque

sono un collezionista di ore,quelle che durano fin dove cade il mare
quelle coi ginocchi icosaedri a dodici lune

ancora col fiato tesso l’infinito aggueffando palazzi di fiori
ancora aprendo gli occhi dal sonno è il primo giorno del mondo

e tu in piedi dietro le foglie con l’amore sotto la gonna a pieghe
perché mai nascemmo dalle stelle se non per farci luce mirando il cuore?!

André Che Isse

4 HAIKU EUDEMONICI

palle di neve leggere
risa conserte
felicità sulle gote rosse

le singole molecole d’amore
nessuna esclusa
scivolano tutte tra i tuoi occhi

ancora non ha nevicato
e sono madido di sole
anche di giorno ti vedo nella luna

sulla pelle del mio pensiero
senza staccarti regina dal foglio
carta di riso odorosa le tue labbra

André Che Isse

IL GIOCO DEL TEMPO E DELLE POSSIBILITA’

conto i passi fino alla luna e poi mi lancio nel vuoto
dove cadrò edificherò il mio tempo

poi ti pettinerò al sole i filidarianna perché tu possa annodarli alle stelle
e perché tu possa trovare i bordi delle cose senza perderne neve sulle dita

ma intanto mi infilo il silenzio come una camicia nuova
barrendo d’ebbrezza muta dietro l’universo nero

e se raccogliendo iridi dai cedri ci cadremo dentro
il pozzo di alice sarà il nostro angolo di labbra

dove i baci girotondano madidi dervisci immemori
e le bocche appena dischiuse quel tanto da far passare i dettagli d’amore

quell’amore che ci ha scelto prima del mondo
quando ancora il tempo era solo fiocchi di neve sparsi sul tuo riso

André Che Isse