SEDUTO NELL’ESSERCI

cosa scriveresti in fondo all’universo?
danzeresti dopo lo spazio o torneresti ad itaca?
le parole che fanno <<tana!>> alla fine dell’universo non fanno rumore
ma l’eufonia immota della bocca divora leggiadrie di lune scalze
ho ripiegato un tempo veloce in mille pieghe barocche
così che quando arriverò in fondo all’eterno avrò l’età delle stelle
 
ora seduto nell’esserci comprendo l’elisio
la cognoscenzia di movere i bracci per sé sarà calligrafia desossiribonucleica
 
e la curva che curva la luna curva il mio braccio d’arciere
come la bocca in curva di nuca sussurra poi nell’amore
 
ogni momento è monade originaria come unico strale di sole
io c’infilo i diti ebro di miele ulisside
 
André Che Isse

INVALIGIATORE DI LUNE

voglio trovare una pozzanghera nel sole
ove cattivare le nubi sull’acqua per camminarci dentro

voglio approfittare della mia vita per contare tutte le stelle
sniffarle la notte ubriaco di luna e ricominciare da zero +1

quando distendo le braccia una gru giapponese apre le ali
e la spuma del pensiero si asserpola ai ginocchi icosaedri

quando danzo la pelle del silenzio mi sfrigola addosso radiazione cosmica di fondo
mentre curvo lo spazio come arciere aurorale aurato

voglio farmi attraversare di sapere come una transverberazione dionisiaca
entrare ed uscire dalle molecole come sciamano scalzo sui miei talloni nudi

e invaligiare le lune dove hai camminato
per portare con me sempre i passi dell’amore

André Che Isse