L’ULISSIDE

si nasce nudi in segreta di fiori con braccia d’universo
e il primo passo sarà per sempre qui ora e solo un altro per l’infinito

col fiato e saliva posso tessere filidarianna ma uno solo per uscire dall’universo
nel tascapane ho trovato le stelle e la punta del mio gomito è quella di cometa

i miei talloni entrano nella luna come nel sesso di un angelo
e quando apparecchio il dorso allunato posso inventare sogni prima del mondo

ho labbra per baciare nubi e occhi per innamorarmi di te
ma nel pensiero c’è il pensiero e ci arrivo salendo sull’albero di fragole

le raccolgo in un cesto da giardino come idee rubino ardenti
e mi piace crearle da me prima che nascano nel mondo da sole

eccomi dunque ebbro nocchiero sciente sull’ipotenusa dell’estasi danzante
fragile d’uomo m’adamantino artefice d’immenso

André Che Isse

OTRI ULISSIDI D’IDEE

sono ebbro di pensiero scalzo come un meriggio estivo
se si potesse vedere tutto il pensiero da sempre pensato!

ho una commozione particolare per la polvere di pensiero
come oro di luce se ne sta appesa al nulla per l’incanto dei meriggi

la raccolgo in canestre come creta per mani di vasaio
saranno presto idee dopo averle sognate abbastanza

ma da dove entrano i pensieri? o sono tutti già nati nella testa?
erano forse prima dell’uomo prima delle cose prima degli dèì?

forse si sono dovuti esplodere universi per albergare il pensiero
e noi che ne siamo stivati ci sembra cosa comune di poco conto

mi lascio trapassare dal pensiero come sebastiano da strali di sole
e non so mai veramente se l’estasi delle idee mi conosceva prima che nascessi

André Che Isse

POZZI D’IRIDI

là dove cade il mare dioniso striscia le sue fragole da tasca
e io ne danzo la curva prima che svapori di neve

prima di essere coperto di sole dal suo riso immortale
un attimo prima della notte in cui i sogni hanno ancora bracci di fuoco

ma digredisco continuamente non posso farci nulla e mi piace perdermi di pensiero
all’alba d’idee staminali quando ancora senza nome aggallino d’albume

e sempre ancora mi piace nominare perché primo e ultimo di creare
dal nulla ci fu il mondo o solo perché lo chiamammo così ci fu sempre per noi?

amo la musica profonda come il silenzio lieve
le note la neve gli atomi muti e la luna

non si può che non essere eterni in un giorno qualunque!
altrimenti perché mai esonderei d’amore dall’iridi senza staccarne carbone dai fogli?!

André Che Isse

ARDO DI GALASSIE SELLATE INDACO

come albatro dal sopracciglio nero vivo illeggiadrito
ho braccia d’ali per mescere l’aria con le curve
e la mia nuca appesa di nubi è culla poietica

cerco parole in otri ulissidi ebbre
e dove l’arco non pieghi ne suggo di lune
quantunque in erbario ne collezioni l’albume

entro nella pelle del giorno come camera di sogni
con passi nudi d’amore
su assiti vergati di luce da persiane chiuse in meriggi di sole

come finestre d’astronave innevate da polline di stelle
tanto quanto un tempo muto su palmi stivati d’estasi scienti
eccomi allora eterno disteso in un pozzo di luccicanza

André Che Isse

MADIDO D’EBBREZZA

qui non si tratta di eternare soltanto un momento magnifico
ma abbacinarsi d’essere,per sempre

come un’entropia di nubi nelle mani di vasaio
per raccoglierne spuma di primo derviscio che inventò la ruota

girotondo in cui dalla lacrima di un dio esplose il verso del mondo
e fu allora che imparai ad amare la chioma nel dorso

quanto l’oro sulle foglie che palpebra l’ebbrezza del sole
per pettinarti scalzo i desideri

mentre gonfio le gote come vele dove la cresta dei sepali è profilo basso di nubi
così ch’io possa toccarmi i pensieri coi gomiti di dioniso

angolo segreta di freccia adamantina che danzo con la curva del braccio
madido di bellezza

André Che Isse

RADICI DI VENTO

coi talloni infilati nell’anima e pensieri solubili come nubi
sono nocchiere di vascello spiegato dietro la luna d’albume

dal ponte mi nutro di stelle nell’unica notte che conosca eterna
e insieme il mio fiato si stira di bellezza come dorso nudo d’estate

ho visto stendersi il sole sulle case come lenzuola allindate sul talamo
e pietre calde nelle mani come conchiglie per ascoltare dove cade il mare

poss’io esser dipinto dal cielo così che di stesso azzurro ci s’incarn’insieme
e passare il giorno proprio nel guado aurorale ammusati

ecco che tolgo le ali per amarti
solo i ginocchi di pelle nel cucchiaio dei tuoi

lasciandomi cadere dalla torre come lanterna cinese ardente
fino a che in cristallo di neve io danzi barbicato di vento

André Che Isse

CHAPERON PER NUBI

foriero nauta silente dietro l’universo
tesauriere aurorale di fiato increato

raccolgo albume di nubi in canestre caravaggesche
quanto giallo van gogh su piccoli muri proustiani di sole

eccomi nell’unico giorno che conosco,scalzo su pedali e guardo di nubi
la prima ruota inventata è la stessa con cui danzo la curva del braccio

sono di dioniso icario più di quanto lo furono gli dèi
perché chi pettina lena di nubi cura la chioma dell’essere

cos’è vivere se non capire come sorridono le nubi?!
seguirne la rotta come ruote in solchi di neve

senza perderne disegno né nero di china sull’albume
così che nudo auriga alberghi ebbro tra neutrini di gote

André Che Isse