QUANDO LA CURVA DEL PIEDE S’APPOGGIA ALLA CURVA DEL MONDO

ho centrato il sole nel fiato
e incendiato la mia vita d’amore

mi pettino perché la luna mi ama
e nella sua chioma la nuca ha la stessa mia curva

il mio passo ascolta l’ala dei gesti
e i ginocchi sono gli angoli del mondo

i rami mi s’infilano in bocca per baciarmi i pensieri
e seguendone i nodi m’asserpolo labirinti di parole

ma mi basta sedere in un angolo delle tue labbra dove tutto ebbe inizio
e danzarti l’eterno nel tuo sguardo dove cado d’amore

ci sono due posti dove riesco a incorniciare l’infinito
uno è proprio qui ora tra le due curve l’altro è nei tuoi occhi

André Che Isse

SCARTAFACCIO DI SCRIBA A FOGLI SPARSI; 1.& 2.

SCARTAFACCIO DI SCRIBA A FOGLI SPARSI; 1.

Capire che era tutto un solo luogo di piacere,un’immobile eterna istantanea:
quell’incontro tra il fiato inoculato alla radice del pensiero.
Quell’incontro inopinabile dello sfilamento di una nube con lo sguardo finalmente accorto di un passante.
Ecco,ora tutto per Edran era solo il suo palato stellato in quelle mani che poteva muovere come un dio,
o meglio: come un nessuno cosmico.

SCARTAFACCIO DI SCRIBA A FOGLI SPARSI; 2.

L’impeto gli saliva fino alla gola per poi dardeggiarne il mondo.
Forse gli bastava soltanto sapersi:
sì,quel sapore che ti avviva quando la dorsale dei pensieri attraversa l’ipotenusa del corpo:
ex abrupto!
perché non puoi mai sapere fino in fondo al pozzo delle lune:
c’è sempre quella curva dove il sorriso si ubriaca di fresco incanto.
E nell’ebbrezza degli impeti Edran dardeggiava il mondo col suo bouquet di gioia.

André Che Isse

TRA IL FIATO E L’ANIMA SOLO UN TALLONE SCALZO

nel silenzio d’uomo metto le uova
e i ghiacciai si sfilano fragorosi come scaglie di formaggio

la mia bocca affogata di neve sfrigola l’anima per induzione d’incanto
e il sole non è mai stato così giallo neppure sul piccolo muro di proust

abbiamo un’ala tra i pensieri da cui guardare il mondo prima del mondo
la lucido con la rugiada delle intenzioni tra i sassi piatti lanciati nella pioggia

e il nascondimento di nebbia disvela il canto della terra
hai mai raccolto lo strofinarsi delle cose nell’aria cava?

ecco io non vengo se non dal pozzo dove cadono le lune
e in mano tengo una danza che vortica mille fiati di cometa

sarò quello che ho riconosciuto squarciando il firmamento scalzo
sarò colui che già fui increato nel sesso di una stella

André Che Isse

ORTI DI MELE

inizierebbe tutto appoggiando le dita salate sulle labbra
ma vi racconterò così i baci marinati in bocca come molliche

disegnai un drago per salire i sogni sull’albero
e col fuoco le ali mi hanno gonfiato le gote di baci rossi

ora però prendi una nevicata e guardala dagli spazi vuoti tra i fiocchi
ci sono degli orti di mele appesi da capelli di rame innamorati

perché tra i sogni e quella luce vermeer dei tuoi occhi
c’è un filodarianna in cui nacquero le stelle

e qui i vetri soffiati col pensierio sono così caldi da raccoglierne pezzi di sole
golerie in pupazzi di neve dove il naso carota è venuto fiore di loto

sono nato dal tuo sguardo in un giorno d’amore
e ora posso scrivere poesia fino alla fine del mondo

André Che Isse

EFFEMERIDE DORSALE

tra le gote dei fiori mi ammuso fino a quando avrai dita di pizzo
sulla bocca parole baci mele e la tua mano che mi chiude le labbra

un po’ come mi rubassi il fiato un po’ come mi legassi il pensiero
un portale laccato nero universo che mi segreta il desiderio icario

sai quando ti chiudi nella tua stanza lontano dal mondo
così il mio amore serrato in bocca dal tuo palmo di giglio

ma lo sai che quando sorridi una stella nasce dietro l’universo?!
se dovessi scegliere il mio filodarianna sarebbe il tuo sorriso

della nostra vita non viviamo che scampoli di consapevolezza
e se tra le passioni ci mettessimo la vita stessa?! la teca sciente ecco!

una teca adamantina dove scavallare col fiato l’immoto sorgere dell’alba
gli stessi ginocchi sbucciati di risa e ciambelle nella neve che ci cade in gola

André Che Isse

La curva di Anha K. Rose

La curva dei fiori era per lei l’anima del mondo.

E forse qualcuno spiandole la nuca avrebbe potuto intuirlo.

Anha K. Rose si lasciava scivolare la pioggia nel dorso,come un cacciatore d’invisibilità che lanciando nel vuoto polvere colorata ne cercasse la forma nascosta.

Se qualcun’altro invece avesse potuto disseppellire la curva dall’anima,questo sarebbe stata proprio Anha.
Il suo sguardo non si fermava sulle cose,o meglio: prendeva le cose le adagiava sul tavolo degli occhi,e le apparecchiava col suo pensiero,e questo,il pensiero,si curvava per raccogliere i fiori che ogni cosa racconta.
Perché le anime,anche degli oggetti inanimati,le sentiva come si sarebbe potuto sentire un profumo,ma non era un profumo,era una curva,ma così sfuggente da non poterne avere nessuna materia.
Eppure la curva del suo sorriso faceva reclinare i fiori,arrossirli dietro i petali come piccole ali vermiglie;
come si sarebbe inginocchiato il suo amante guardandola collezionare fragili passi dietro l’aria.
Anha K. Rose avrebbe voluto sparire in una curva,ma non per abbandonare il mondo,per capirlo fino in fondo al pozzo,per nuotare là dove si raccolgono lune rotonde.

André Che Isse

NOCCHIERO SCALZO

voglio tenere in mano le parole come le tenessi in bocca
crescerle come il fiore regalato da un dio o quello che mi regalasti per il sorriso

voglio sapere come vestirmi nudo per l’amore che mi attraversa di neutrini
e raccogliere tutti i miei pezzi esplosi di piacere in un cesto da giardino

voglio gridare nel cerchio delle mie braccia per caderci ebro sciente
come fosse la mia invenzione della ruota e la neve che risale alle stelle

voglio sedermi scalzo sui legni antichi del portico e innamorarmi di pioggia
e inscriverla nel silenzio come grado zero di suono madido

voglio albergarmi in un atomo e perdere i giorni affogato d’eterno
infilarmi nel pozzo di alice raccogliere lune e notomizzare gli dèi

voglio danzare per te fino alla fine del mondo senza soluzione di sguardo
toccare tana tornare indietro e ricominciare a baciarti,ecco!

André Che Isse

IL BAROCCO A PIEGHE DI DIONISO

ebbi poi l’ali di caravaggio quelle d’amore
guardando la materia dei suoi corpi ascoltai le mie mani riempirsi vere

e mentre già la vita correva sapiente di dioniso
si amicava pregna densa come spalacando d’occhi dentro la terra

ah quanto è soave d’orgie l’antico che dà forma a pandora
tanto poi che ora se ne potrebbe curvare la creta come pensieri

ecco io vengo a voi vestito a pieghe e scalzo come barocco e stilite
madido ebbro sull’ipotenusa apollinea

perché se non posso non appoltronarmi con gli dèi è pure a sorgere
quell’amore che fa dell’acqua aere nuda ammusata alle gote

siate dunque moderni quanto il tempo che si curva di piacere
linee rette dove può cadere il mare quanto sorgere la piega ranciata di sole

André Che Isse

EIACULATO DI FIATO SCIENTE

vorrei essere un angelo solo per soffiare nella tuba sperticata
quella diritta come l’orizzonte dove cade il mare

e allungare il fiato alla luna così che possa pettinarmi la chioma
mentre danzo di fuoco la bocca di mille bolle di loto

vorrei infilarmi nello spazio vuoto tra le stelle come maniche da notte
per vestire i pensieri di materia dietro l’universo

così da guardare dove nacque l’amore tanto quanto affogai nei tuoi occhi
perché nulla ha principio senza innamorarsi follemente

il primo tallone sul ginocchio ulisside edificò l’imago ostensa
ma pure il triangolo dove crescere le fragole

quell’isola arrossata di fiato in cui mi lordo ebbro sciente
il catino di molecole innamorate in cui verso la brocca dei pensieri

André Che Isse