m’inebrio a fresco d’idee
come luce primigenia che tessa le dita di giallo
sospeso zenitale sbandisco domande
solo affabulando risposte materiate a seità rimango
e sempre perambulo per logos leggiadro
che alchimio sciente ad arco ulisside ebro
così piegai il clinamen epicureo coi bracci
tanto da girotondare in sempiterno alla luna scalzo
fui danzatore da quando flagrò il primo sole
e alacre aedo daccapo dopo l’universo
ciò che è cosale null’altro sia che da riempire
perché l’eterno è vuoto senza la sostanza che lo curvi
André Che Isse