EQUILIBRIO D’ARCIERE

se strofino i calcagni come pietre lunari posso ricordare l’eterno
mentre un filodarianna principia tra i denti il passo scalzo infinito

aerostati gonfi di brezze sull’ipotenusa del cuore elisio
ebbro giocolo di poiesi

e giocolo di pensiero senza mani dardeggiando emozionale
nauta di polvere icaria

se affabulo danzatori di gru a coda di cometa
i cerchi nell’acqua di tuffatore ulisside mi bagnano le tasche di neve

André Che Isse

I GINOCCHI DI VASAIO

rincaso sempre giocando alle stelle
e il fiato profuma di eterno adesso

quanto mi piacciono gli acrobati increati che raccolgono melagrane
ho fatto una pasta con le lune per pranzare con gli dèi

perché occorre nascere ad ogni battito di ciglia
emozionati più dei sogni dai pensieri contro il sole

vorrei avere l’orecchio di un direttore d’orchestra per ascoltare la neve
posarsi nella notte muta in bocca d’airone spalancata di stupore

e voglio disegnare il passo su filodarianna
inzafardato di luna gigante rossa in tazza grande

ma gli angeli non hanno le piume perché sono di vento
e se parlo col vento ridiamo assieme ebbri poeti

André Che Isse

CALCAGNI D’AURORA

viatori immoti di sogni su ginocchi scalzi d’estate
raccolgono curve di vento nell’angolo del gomito

guardarti negli occhi aspettando che inizi il mondo per baciarti
come se prima di nascere fosse il corridoio con l’eterno

impaniato di vita ti pettino i desideri ai confini della notte
non svelandoti che un solo silenzio per volta

fervoroso di vizi che non siano che d’amore soltanto
con lune raccolte per vederti trovarle nelle tue tasche

vorrei conoscere gli dèi ma non prima di staccarmi dai tuoi pensieri
quelli madidi egregi d’apogei

e voglio vivere legato alle rose come sebastiano ai dardi di sole
proprio mentre tu mi affoghi d’amore la bocca

André Che Isse

ARGOMENTANDO L’INCANTESIMARE GENETICO

ho imparato a sedermi sulla spiaggia degli dèi
ascoltando tutti i silenzi del mondo come un agrimensore rinascimentale

se penso un’arancia sulla neve tra le molecole di pensiero
posso raccogliere albe nude di fiori

e il danzatore che sfrigola di gesto ranciato
rivela l’incantamento delle nubi sulla via lattea

stupirsi da soli è stupirsi col cuore dell’universo
stupirsi d’amore è inverare il cuore di dio

sono un fauno incendiato di poiesi
e dentro il dardo vibrato traluce il fiato

siamo eterni viatori di gote arrossate
timidi d’infinito ma chiomadoro di braccia distese

André Che Isse

DOVE FINISCONO GLI ALBERI INIZIANO LE MIE TASCHE

avvolgo la luna in un panno
corro fuori per tracciare ovali di neve e un assolo d’angelo mi sorprende

non so vivere se non su cavalli di vento
non conoscendo che il solo gesto di danzatore nella notte muta

ogni risveglio è nuova nascita
cosciente contrappunto odoroso ma raccontami l’arco di ulisse

ho modellato con mani di fabbro idee icarie
e il fuoco che ho spento per vedere le stelle lo porto nelle tasche

ebbro di vita in questo cuore poeta
traccerò un cerchio col bastone in cui la neve risalirà alle stelle

perché sulle incudini degli occhi il lampo sciamano principia l’amore
e ti ho spiata le gote salirti di rose

nel mio zaino danza dioniso supino d’amore
non conosco gli angeli ma il vento mi soffia nelle tasche

André Che Isse

ATTERGATO DI LUNA

nomino le cose a piedi nudi
lasciandomi stivare la bocca di stelle

raccolsi alberi e mi riempii le tasche
con occhi ancora di 12 lune bianche

lancerò un sasso piatto sull’acqua per raccoglierne i cerchi
in una scatola da giardino

ma quando scavallo sul cogito
i fiori non pensano al peso della neve

e anche senza fare nulla ho già riempito il mondo guardandolo
gli occhi convento di fiori

un atomo di luna sogna ubriachi supini di brezze
il mio volto che sogna è il volto della luna prima che nascessi

André Che Isse

LE PERSIANE DI DIONISO

ho raccolto il mio fiato sulla luna nel cerchio del vasaio con le rose
sapevo che avrei trovato il tascapane con le ali messe da parte

ho scelto l’albero di fronte al sole arrossato di gote
con le persiane di dioniso accese

la verità è che siamo circondati di stelle
e basterebbe collezionarne la polvere

adoro indossare il tempo come una camicia nuova
sentirsi eterni a piedi nudi divorando ciambelle per fauni

golerie che eiaculano in bocca la spuma delle nubi prima dell’infinito
prima della fragranza di un dio posso lavarmi il volto con blu oltremare

André Che Isse

ALL’ORLO DEI PENSIERI GLI ALBERI CRESCONO CAPOVOLTI

il primo inventore della ruota e la prima traccia nella neve
come un calligrafo di dio che riempia il suo tascapane di stelle

un cerchio disegnato col carbone per i piedi di dioniso
mentre il tuo calcagno nella mia bocca m’imbavaglia spingendomi il fiato

se non ti troverò con la tua bocca stivata di ciliegie
non potremo andare dietro la luna a toccarci i sessi

i nodi fatti con le rose nella camera del sonno
apparecchiano i gesti nella curva dei pensieri

non ti conosco ancora ma ti aspetto sull’albero dei baci
e ti luciderò le ali che non puoi vedere nella schiena

e rincasando con l’alba mi porterò il tuo volto nel letto
per annodarlo con le rose

mi piace inventarti l’amore come fosse la tua prima ruota nella neve
e farti la tua lunga chioma colore della notte a coda alta di cometa

André Che Isse

IL FILODARIANNA DI EDRAN

Edran,nel suo letto di zattera nera,ascoltava il suo corpo scendere nella notte; ascoltava il peso del suo corpo ancorarsi prima del sonno al fiato dei pensieri:
come un battello di spuma che rivelava il suo tesoro stivato.
Un tesoro molecolare tenuto
insieme dalla complicità delle stelle che amano gli dèi.
Trovare se stessi senza conoscere il proprio peso d’amore,per Edran sarebbe stato come cercare l’America senza vele.
-Si nasce frecce adamantine sospese tra le stelle mentre tutto si annoda al tempo come neve impazzita di giallo!- recitava la poetica di Edran:
-canòpi di pensiero aurorale custodi dove un gesto sull’aria tesse il tempo di coscienza dorata,e il fiato di seta raggiunge l’ebbrezza che gonfia il petto-.
-Sella l’essere sulla vibrazione dell’atomo!- asseverava Edran a chi cercasse il filodarianna -raccogliendo querceti d’incanto nella cruna del tempo!-.
La tessitura dell’anima al cuore delle stelle,la chimica dell’amore al proprio peso sulla zattera:
-Senza rubare la complicità degli dèi si è destinati a vagare in un frigido limbo oscuro!- sussurrava Edran alla luna.
E nel suo letto,la luna s’infilava…

André Che Isse