IL FILODARIANNA DI EDRAN

Edran,nel suo letto di zattera nera,ascoltava il suo corpo scendere nella notte; ascoltava il peso del suo corpo ancorarsi prima del sonno al fiato dei pensieri:
come un battello di spuma che rivelava il suo tesoro stivato.
Un tesoro molecolare tenuto
insieme dalla complicità delle stelle che amano gli dèi.
Trovare se stessi senza conoscere il proprio peso d’amore,per Edran sarebbe stato come cercare l’America senza vele.
-Si nasce frecce adamantine sospese tra le stelle mentre tutto si annoda al tempo come neve impazzita di giallo!- recitava la poetica di Edran:
-canòpi di pensiero aurorale custodi dove un gesto sull’aria tesse il tempo di coscienza dorata,e il fiato di seta raggiunge l’ebbrezza che gonfia il petto-.
-Sella l’essere sulla vibrazione dell’atomo!- asseverava Edran a chi cercasse il filodarianna -raccogliendo querceti d’incanto nella cruna del tempo!-.
La tessitura dell’anima al cuore delle stelle,la chimica dell’amore al proprio peso sulla zattera:
-Senza rubare la complicità degli dèi si è destinati a vagare in un frigido limbo oscuro!- sussurrava Edran alla luna.
E nel suo letto,la luna s’infilava…

André Che Isse

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