ISSE

sono l’angelo che cammina sulla luna
la bocca dell’universo che mi scia il dorso

sono tutti gli uomini scalzi su dio
sguardo eterno d’amore

il braccio dell’arciere nudo
e la freccia che divora l’orizzonte sul mare

sappiate di essere dèi quanto di nulla
calice di vetro soffiato attraverso millenni foriero d’ebbrezza

e se amerete il gomito della luna potrete danzare come dioniso
e quando la musica finisce rimangono le ali

sono come i ginocchi di dioniso
fragili d’uva ma della stessa materia delle stelle

André Che Isse

NELLA TUA MANICA ABBOTTONI IL MARE

ho disegnato la notte nel tuo arco dorsale
e ci ho camminato coi ginocchi di dioniso

la luccicanza blu di china nel tuo cuore è una segreta
come per il vasaio di regina l’invetriatura piena di luna

e tu annodi un obi come fosse chiomadoro
i tuoi polsi tra i pensieri auliscono gesti di fiori

ed io m’affogo di stelle come ammuso il tuo sguardo
osmosi acanina di bocche

durante il periodo edo degas ti sognava stretta di seta
e hokusai collezionava i tuoi passi di neve in blocchi di legno

ed io cerco ancora il verso perenne dove albeggi nuda
dove lasci i sandali per cadere icaria nel mare

André Che Isse

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André Che Isse

SINDONE A CARBONE D’IRTOFADE
230x160cm
carboncino su cotone antichizzato & timbro
settembre 2016

OCEANO SCALZO

ci sono alberi su cui saliresti per sempre scalzo
forse i tuoi sogni ci abitarono senz’ali prima del mondo

ho costruito il portico per ascoltare la pioggia
per leggere il cielo con il dorso sull’assito di ciliegio assolato
e guardarti arrivare dalla luna

la felicità di un albero nelle nervature chiaroscure di luna
come gli angoli della bocca dove ti acciambelli nuda

sei distesa dove i miei pensieri nascono
il tuo dorso ha inventato il mio tempo
seppure abbiamo iridi diverse guardano nella stessa direzione del mare

e ora m’infilo le braccia nelle maniche dei tuoi occhi
e tu mi abbottoni la chioma con la tua

André Che Isse

ALBERI DA OCCHI

raccolgo poiesi dalla spuma di pensiero come cedri di luna
sono alberi da sguardi infiniti nati dall’iride del tuo guardarmi come il mare

dentro ali di neve nel vallo delle tue scapole
affogo le nari nella tua nuca d’albume

cammino senza conoscere i sassi ma sul palmo pesano il tempo
come pelle di nubi che veste i tuoi sorrisi increati

dove la bocca approda ai baci barrisce il fiato
e su carta scrivo come dipingi il calice di gote per la curva di un fiore

se togli alle parole il giorno rimangono i ginocchi scalzi di eterno
quelli che danzo per te quelli che si sbucciano per essere curati

conoscerti prima del mondo e inventarti il profumo della notte
per salire insieme sui cedri

André Che Isse

4 FIORI DI ISSE

I
quando la pesca è dolce dentro l’estate
e il ricordo dei tuoi baci cavalca il sole
non so più distinguere la bocca dall’ebbrezza

II
ti dispiace tagliare le gambe dei fiori
ma sei felice tenendoli in mano
la tua casa la vorresti un giardino

III
i baci si appoggiano alla bocca come il tuo sguardo al mio
mentre tu sorridi tessendomi l’amore addosso
quello che non va più via

IIII
t’incanta la luna
forse ti vedi seduta nel cielo
o forse è giardiniera di stelle

Isse

«sia che il tuo cuore sia o no rivolto a me, da sempre, come corda d’arco, verso te il mio cuore è stato teso»
Ise (877-942)

andre-che-isse-piccola-stanza-del-vento-da-braccio-nel-primo-giorno-del-mondo-verso

André Che Isse
“piccola stanza del vento da braccio nel primo giorno del mondo”
-VERSO-
40×40 cm
corda cucita su misto cotone e acrilico
OPERA RETROILLUMINATA
agosto 2016