ROSE D’ALBUME NUDE

lasciai che i bracci in cerchio contenessero il mondo delle idee
un ostensorio di spuma a curvatura ulisside

è per massa di commozione che l’esserci si curva
così nacqui poeta in curva d’essere

ecco che l’animo stamburi allora la dolcezza che esonda!
capitombola ad arco e illeggiadrisce in rose d’albume nude

le tue gote raccolte sui ciliegi arrossati in cesti di luna tondi
quanto lo spazio curvato dal tuo dorso d’argento

non è forse l’eterno torno torno la bocca barocca di baci?!
che madida brama il tuo guardo in bocca

ebro fui nel tuo cuore che vi restai dietro l’universo
non un solo fiore alchimiai che non avesse la curva della tua nuca tra i denti

André Che Isse

CURVA D’HAIKU

la pelle dell’anima si piega come stele di vento
senz’angoli
là dove annoda la china di fiato il tuo guardo

il pensiero è fatto con la stessa materia dell’universo
ma c’è una curva nel gesto che appartiene alla massa del cuore
tanto quanto bracci di luce nascano dal nucleo del sole

non conosco nulla fuori le mie mura molecolari
la mia curva del braccio è dima sciente
da dietro l’universo fin dove cade il mare danzo a gomito scalzo

la luccicanza del tuo riso è coltura eudemonica
la raccolgo per apparecchiarmi il giorno
e tu siedi con me le arance tra i ginocchi

André Che Isse

LA DIALETTICA DEL PIACERE

dove il sole si pettina la luce mi distendo
ancora in bocca spuma la curva dell’ala

cos’è che mi fece di dioniso passo sidereo?
ebre le dita lordate di miele nel sesso di un angelo!

ecco ti riconosco dalla luna nell’iride
e solo poche ore mi apparisti vascello di giochi torno il talamo di ulisse

i bottoni nel dorso con asola di labbra
e tra i denti il morso stretto di seta

quando bastevole un solo segmento di guardo
allora légami dietro l’universo i ginocchi

e sussurrerò ancora l’eterno nel tuo desiderio nudo
tra le pieghe che il pensiero fa prima di materiarsi stella

André Che Isse

LE TUE DITA NEL MIELE D’ALBUME

il mio braccio disteso arriva un palmo più in là dei sogni
senza muovere il sole dalla pelle

il tuo nastro tra i capelli è un desiderio rubato a una cometa
più che mille palazzi d’oro

mentre miro dove cade il mare poeto il fiato sul tuo collo giapponese
lo mordo nella sabbia un momento prima che tu ci metta la nuca

non sai che nei miei ginocchi ci sono i tuoi passi sulla luna
così che danzando le dita nel miele sappiano di stella

t’amo come il guardo che creduto buio per sempre rinasca blu di cielo
e di quelle braccia d’arciere ne ho fatto ala il dorso

mille tessuti d’aria ho annodato col silenzio del sole
per rivestirti l’interno dei baci con l’impero della grazia

André Che Isse

LE TUE GOTE DI ACERO ROSSO

cammino così lentamente da poter sognare
e spesso non faccio nulla tranne che vivere davvero
mi piace farmi attraversare dalle idee come sassi piatti sull’acqua

e ora ti alzerai come in ogni giorno con le tue gote di acero rosso
ancora nell’angolo della bocca uno scampolo di notte
e ancora non sai che il tuo odore sulla mia ala ha inventato il volo

vorrei conoscere solo il sapore della luna diurna e riempirmi le tasche di sole
tanto che maturi il grano da solo nell’oro delle parole
e poi sedermi nel segreto del cuore per albeggiare ebro

la prima volta che ti ho vista dormire dentro la notte avrei voluto rubarti la bocca
con le tue labbra avrei baciato il sole nel dorso
e poi ci saremmo baciati d’eterno ritorno dove fioriscono i ciliegi

André Che Isse

GRAPPOLI DI ETERNO

mi sono seduto tra le gocce di neve a ginocchi conserti
e ho rivoltato le tasche dal tempo per stivarle di tuoi girotondi

quando m’infilo tra le gocce da quello spazio asciutto
posso affogarmi nella neve del tuo guardo per sempre

le balze della tua gonna torno il mio desiderio
mi tengono la geometria di roccaforti fluttuanti
sorte nell’oro del tuo moto ninfale
per approdarmi ancora nel fiato della cupidità vermiglia

e mentre lei rideva lui ora sapeva come ridono i fiori
infilati nella commessura dei baci come testata d’angolo

ecco come avanzo nel giorno su talloni d’arciere mirandoti il riso
quando ti accorgesti le righe di sole nel dorso mentre le pettinavi

André Che Isse

4 HAIKU EUDEMONICI

palle di neve leggere
risa conserte
felicità sulle gote rosse

le singole molecole d’amore
nessuna esclusa
scivolano tutte tra i tuoi occhi

ancora non ha nevicato
e sono madido di sole
anche di giorno ti vedo nella luna

sulla pelle del mio pensiero
senza staccarti regina dal foglio
carta di riso odorosa le tue labbra

André Che Isse

IL GIOCO DEL TEMPO E DELLE POSSIBILITA’

conto i passi fino alla luna e poi mi lancio nel vuoto
dove cadrò edificherò il mio tempo

poi ti pettinerò al sole i filidarianna perché tu possa annodarli alle stelle
e perché tu possa trovare i bordi delle cose senza perderne neve sulle dita

ma intanto mi infilo il silenzio come una camicia nuova
barrendo d’ebbrezza muta dietro l’universo nero

e se raccogliendo iridi dai cedri ci cadremo dentro
il pozzo di alice sarà il nostro angolo di labbra

dove i baci girotondano madidi dervisci immemori
e le bocche appena dischiuse quel tanto da far passare i dettagli d’amore

quell’amore che ci ha scelto prima del mondo
quando ancora il tempo era solo fiocchi di neve sparsi sul tuo riso

André Che Isse

CLINAMEN NIVEO

a volte cado come atomi di neve senz’ali
trapasso il fiato e annodo un filo di sole giallo

mentre a mezz’aria l’oro riflette muto e ignaro
e l’iride non conosce ancora dove cadrà il mare

ma poi l’amore eterno, quello che quando provi a smacchiarlo si scolpisce
quello che quando lo baci si sveste il corpo dell’universo

e allora andata e ritorno dalla luna mille volte alla velocità del tuo guardo
raccogliendo fragole scalze dalle stelle quelle che capriolano a scapole nude

quindi, tra il nulla e il caso ci sono le tue dita sui miei occhi di prati
a crescermi a giochi di risa sui cedri dal dorso odoroso

e a volte ti annodo così stretta alla mia coda da pettinarti la mia luna addosso
quella in cui alberghi regina fin da prima che nascessimo insieme nel mondo

André Che Isse

IL NARTECE DEL CUORE

posso abbottonarmi camicie come salissi sui draghi
pedalare nella pioggia di seta estiva serrata madido di foresta equatoriale
ma il mio tallone di luna danza l’ebbrezza di gigli d’albume

ho visto le tue braccia sottili salire le stelle come filidarianna
la luce del gesto più veloce del sole
e quel tuo sorriso gentileterno che fa gola alla mia transverberazione

così che la notte nereggi pettinando la tua chioma
così che la notte si perda le stelle nei tuoi occhi
tanto che nel pozzo dove cadono le lune sedimenti il rosso del cuore

posso bere a collo le nubi
cenare con proust a patate gialle di delft
ma mi fermo a guardarti

André Che Isse