4 HAIKU A CAPOGIRO ELISIO

tra le dita m’asserpolo l’etra

oggi hanno tagliato l’erba!

nei pensieri l’odore ocra dell’esserci

*

ho una tazza raku per la neve

prima che dissapori è broccato eternale

in un attimo ne tracanno nubi a garganella

*

il lusso dell’estate

la curva ardente delle idee sull’eclittica

nelle tasche il sole

*

i fiori potevano esistere solo come idee aulentissime

mentre la poesia rampollava il superuomo nietzscheano

i girasoli li preferisco di giallo cromo su tela!

*

André Che Isse

EBRI MELOGRANI DI NEVE

André Che Isse

LE MACHINE EUDEMONICHE 10^ :

“EBRI MELOGRANI DI NEVE”

La Curva Ebra dell’Haiku,

studio 47° : 42° fiore d’erbario

studio 48° : 43° fiore d’erbario

studio 49° : 44° fiore d’erbario

(TRITTICO)

130,5 x 300 cm

(130,5 x 100 ciascheduno)

tempera da muro e acrilico su carta velina,carboncino,nastro carta,vernice lucida finale

aprile 2022

OPERA RETROILLUMINATA

IL SILENZIO BAROCCO SCALZO

creo ad ogni istante perché invento il mio tempo

l’idea che inventò la ruota è la mia ebbrezza quotidiana!

*

poi ho inventato il silenzio

un silenzio barocco scalzo

*

dove un dedalo sidereo nacque aranceto odoroso

in cui m’infilo tra pieghe bizantine scienti di voluttà

*

allora imhotep apparecchiò per me il sole filosofale

quando cammino nella neve m’innamoro

*

ho creato ciò per cui nacqui, ad ogni molecola dell’Esserci il suo disio

così ho capovolto gli alberi per entrare le radici nel sole

*

madido di silenzio fantasio virginalisti elisabettiani blu

i ginocchi nella curva del silenzio salgono alberi di fragole

*

André Che Isse

I GINOCCHI NEI GIGLI

disoccultai il fuoco rubato alle stelle

per danzare i ginocchi nei gigli e la bocca stivata di nubi

*

un aerostiere su mandorleti d’albume odorosi

ecco come spiego l’ali in dorso d’arciere!

*

ecco come conosco la leggiadria sussurrata dai bracci!

architettura d’aria gualcita da risa di sole van gogh

*

per danzare l’angolo che il gomito fa alla luna

per disbramare dell’alma la lena corriva sui meli

*

dissenno la commozione di bellezza!

tanto d’arcioni in lamassu di pietra rubina

*

e ora che sono cognoscenza e luna

mi nevico addosso campi di gigli argenti

*

André Che Isse

L’IPOTENUSA SUL GUARDO ELISIO

raccolgo leggiadria come girasoli icosaedri scalzi

curvando i bracci per misurare i baci sulla luna

così mi stivo d’argento l’ipotenusa del guardo elisio

*

qui non si tratta di essere diversi ma di essere unici!

come impronte digitali nel miele

del resto il pensiero in aranciera odorosa concerta aseità

*

ho appoggiato le labbra sulla luna senza mai staccarle dai fiori

mentre la velocità della luce ha il sapore dei baci in bocca

ecco perché l’amore profuma di erba tagliata!

*

ecco perché il silenzio ha la stessa materia dell’anima

un onfalion di luccicanza a 12 lune in cesto da giardino barocco

e se curvo la neve danzando posso materiarmi di leggiadria

*

André Che Isse

COMPOSTIERA PER CURVE DI NEVE

ma come fu che imparai il fuoco prima della ruota?
quando conosci hai curvato l’orizzonte torno di luna il filodaurora

perché è nella curva il gesto di un dio
e solo una bocca che raccolga neve prima della terra ne piega l’arco

tra la curva del dorso e l’ala l’aria ridda ebbra nel mio fiato d’arciere
e allora tornai prima di nascere il mondo solo di lapislazzuli in tasca

così michelagnolo involò se stesso d’azzurro
così a fresco curva di neve m’indiai

e ora di fronte alla tela scriba aurorale di gesto ne invero
mentre danzo la curva stessa che inventò alberi

così che salendoci io possa aggallare di neve
come atomi d’albume poietico

André Che Isse

NEVE DI CARTA

aspetto la neve per camminarci dentro
e obliarmi in giardini di carta

immagina una bocca di nero di china
soffiata sulla prima neve del mondo

un segno che incarna un gesto
come un pensiero che cammina nella neve

e uno sfrigolare di gonne sopra i ginocchi femminei
come il fiato della neve tra talloni crepitanti di seta

aspetto la notte della neve per uscire dai sogni
e infilarmi nel silenzio che frigge il suo albume

per tatuare la neve di passi
e farla sognare di pensiero

André Che Isse

andre-che-isse-fogli-sparsi-di-gesto-scalzo-di-nero4

André Che Isse

fogli sparsi di gesto scalzo di nero; IV.
2005

LA NEVE CHE CADE DALLA LUNA NON HA PENSIERO

io goccio d’essere in nebbia cava come un crisostomo tra le lune

e la parola che mi attraversa la bocca come bacio di pensiero aurato
è quella che coltivo tra le labbra su alberi capovolti d’idee

se al giorno tolgo il narrabile rimango con angoli di bellezza dove ormeggiare comete

e quando le parole sono racemi di dèi e curva di fiori
posso inventare teleologie e albergarle dove ziqqurat raccolgono nubi da tasca

ognuno è punto di fuga per un dio ma bisogna guardarlo d’eterno negli occhi

e sapere esondarsi ebbri quanto nocchieri a ginocchi febei
perché si possa dall’orizzonte aurorale campeggiarne icario

fui mai pensato da un universo per accenderlo d’immenso?

perché la neve che cade dalla luna non ha pensiero!
lo ruba a chi nacque per inzafardarsi le gote d’amore

André Che Isse

L’ACQUA LA BEVO A COLLO MA LA BIRRA IN CALICE

strade bianche come il bianco degli occhi
come se girando lo sguardo trovassimo davanti la vita e basta

ma quando gli occhi cadono nel sole tutto s’imbianca come una nevicata
e te ne stai innevato di gioia candente di solo pensieri abbacinato

le dissolvenze in bianco tra la polvere delle stelle forse erano già lì da prima
prima di avere sete ma non prima di desiderare di essere

forse non c’è nessun mistero ma c’è così tanto incanto da rimanerne intonsi
come fogli mai scritti prima delle parole ma dopo l’eterno

dopo i gesti con cui muovo le nubi dopo l’ebbrezza di sapermi arciere
quando i ginocchi hanno disegnato l’eclittica che tesso con fiato aedo

io sono la neve con le ali quella che imbianca di stupore gli dèi
il loro albume degli occhi allunati

André Che Isse

LA NEVE E’ PIU’ EBBRA D’ESTATE

coi ginocchi su legno sputo inchiostro nero su carta di riso
mentre il sole disegna oro su pietra vite sconosciute d’uomo

ali di gru nel vuoto tra la neve ebbra
la mano tiene la tazza che tiene sesso di china

sarò fiore di loto sacro su rilievo egizio
così che le regine possano sfiorarne le labbra con dita lascive

il vento nell’angolo del gomito sbatte farfalle nere di pioggia
mentre mordo la tua schiena come ciliegie su alberi di cedro

e nel giardino dell’estate ho disteso un letto di carta per i tuoi talloni di pruno
e l’acqua nell’anfora rotonda è come i tuoi ginocchi nelle gonne a pieghe

pratico i miei pensieri come delfini nei mari per conoscere la carta sull’acqua
per disegnare il gesto di dioniso quando l’estate gli nevica in bocca

André Che Isse