danzo la perpendicolarità del gesto nell’arco!
mentre il palmo distende la carta come l’amore nel dorso
e i ginocchi del calligrafo sui gigli sfrigolano di neve!
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se tolgo il narrabile dallo scriba rimane la curva danzata
e la piega che inventò il barocco è l’ebbrezza delle idee ardenti
ma il funambolo sulla radiazione cosmica di fondo è pietra d’angolo!
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così equilibro l’ala immota sull’increspatura dell’atomo vermiglio
non importa la distanza dal sole ma l’immobilità dell’estasi!
in quanto a piena eudemonia si sta nel mezzo di suità
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incedo sul disio come il sole sul giallo cromo
un orto di luccicanza su cartiglio tebano da tasca
piccola ala di muro gialla in algoritmo proustiano
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André Che Isse