L’EQUILIBRIO DELL’EBBREZZA

danzo la perpendicolarità del gesto nell’arco!

mentre il palmo distende la carta come l’amore nel dorso

e i ginocchi del calligrafo sui gigli sfrigolano di neve!

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se tolgo il narrabile dallo scriba rimane la curva danzata

e la piega che inventò il barocco è l’ebbrezza delle idee ardenti

ma il funambolo sulla radiazione cosmica di fondo è pietra d’angolo!

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così equilibro l’ala immota sull’increspatura dell’atomo vermiglio

non importa la distanza dal sole ma l’immobilità dell’estasi!

in quanto a piena eudemonia si sta nel mezzo di suità

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incedo sul disio come il sole sul giallo cromo

un orto di luccicanza su cartiglio tebano da tasca

piccola ala di muro gialla in algoritmo proustiano

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André Che Isse

NEVE DI CARTA

aspetto la neve per camminarci dentro
e obliarmi in giardini di carta

immagina una bocca di nero di china
soffiata sulla prima neve del mondo

un segno che incarna un gesto
come un pensiero che cammina nella neve

e uno sfrigolare di gonne sopra i ginocchi femminei
come il fiato della neve tra talloni crepitanti di seta

aspetto la notte della neve per uscire dai sogni
e infilarmi nel silenzio che frigge il suo albume

per tatuare la neve di passi
e farla sognare di pensiero

André Che Isse

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André Che Isse

fogli sparsi di gesto scalzo di nero; IV.
2005