L’EQUILIBRIO DELL’EBBREZZA

danzo la perpendicolarità del gesto nell’arco!

mentre il palmo distende la carta come l’amore nel dorso

e i ginocchi del calligrafo sui gigli sfrigolano di neve!

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se tolgo il narrabile dallo scriba rimane la curva danzata

e la piega che inventò il barocco è l’ebbrezza delle idee ardenti

ma il funambolo sulla radiazione cosmica di fondo è pietra d’angolo!

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così equilibro l’ala immota sull’increspatura dell’atomo vermiglio

non importa la distanza dal sole ma l’immobilità dell’estasi!

in quanto a piena eudemonia si sta nel mezzo di suità

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incedo sul disio come il sole sul giallo cromo

un orto di luccicanza su cartiglio tebano da tasca

piccola ala di muro gialla in algoritmo proustiano

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André Che Isse

ATEMPORALITÀ DI UN GUARDO INCREATO

la curva di un gesto calligrafico a edo

un tema melancolico di schubert iterato

e subitamente esonda l’attimo sciente

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così materio l’elisio tanto che l’alma mia di luccicanza al guardo

così come rembrandt dei cerchi attergati, l’Essere all’Esserci il cerchio chiude

allora che la curva eudemonica come stupefacente epifania si ostenda

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se perambulo il dionisiaco dell’alma il volo senz’ali sarà apollineo

nacqui per nascere a me stesso, dopo le ali l’ipseità ebra

l’elisio non esce dall’atomo!

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ma bisogna spostare le molecole mai camminate per trovarsi di aseità increata!

mentre disseppellisco parole bizantine per raccogliere bellezza dagli alberi capovolti

ecco come vagheggio bilanciando la mia positura eternale con l’attimo sorgente

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André Che Isse

TRASECOLO INGORDO D’ARGENTO

madido d’ali
mille volte il giro della luna ebra
ancora al sole dalla bocca tracanno il grasso delle stelle
e infilo i diti nell’esserci come ciliegi nascenti in giulebbe
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m’estollo ad ogni lecconeria di fiato
come increato su ginocchi inaurati
calligrafo a curvatura eudemonica
eliotropico odoroso di luccicanza
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la confettura di un gomito di nubi può contenere mille angoli di luna
se la curvatura dei bracci alberghi il senno di una nube
perché ogni ebbrezza è stata inventariata prima del mondo
e ancora dardeggia nel lucore dell’iride
.
André Che Isse