ho danzato nei gangli dell’ebbrezza sul dorso del sole
e sono divenuto dorso di dioniso ardente imperituro
eccomi nel morso d’essere senza staccarne matita di foglio
scaturigine di mondo quanto albergatore di lune
così che il giorno inventi se stesso prima di nascersi addosso
vestito nudo di mille alberi scalzi
ho imparadisato la coscienza tra palmi che soppesavano chiome di cuore
per pettinarne labirinti alla foce dei gesti
ed ora non c’è neutrino a sellarmi il fiato che non sia scettrato davvero
re siamo per le stelle e nella camera dei delfini
e nel mio cerchio con le braccia la curva del mondo dove cade il mare
e il pozzo di luna dove i sogni risalgono alle stelle come canestra di frutta
André Che Isse