m’infilo nel nero
come iride di stella che guardi dietro l’universo
ma c’è d’allunarsi la bocca dischiusa nel sesso
affogata di stupore novello
allora eccomi piviale dorato nello studio di klimt
coi bracci perduti nel muto di china ombrosa
e scaglie di piacere eiaculate da cuore vespertino
su millanta pareti d’aria curva
i bottoni nel dorso ignudo come sassi di fuoco piatto
cupidi quanto gugliate di sole
ed io m’infilo le maniche della notte come un orgasmo
a cui l’albume dei ciliegi stia fiorendo addosso
André Che Isse