Si entra e si esce dai giorni ma non dall’infinito; e la prima volta che l’aveva veduta,Edran si era sentito eterno: il suo corpo sospeso al di fuori del tempo,tutto il suo pensiero chiuso in uno stupore magnifico: un’epifania che può far cambiare un cammino.
Edran aveva sempre creduto,conoscendo l’arco dei suoi piedi di danzatore come le idee icarie che dai palmi lanciava nel sole,che il suo amore più grande lo avrebbe riconosciuto a bella prima di primo sguardo: non si sarebbe trattato di un coup de foudre ma di una consapevolezza increata,come se quegli occhi amorosi fossero nati insieme all’universo e più che un’antica separazione dell’androgino aristofanèo-platonico,una vera agnizione da teatro del mondo.
Il suo corpo sospeso si era poi adagiato,rientrando nel tempo,in un talamo d’ulisside adamantino,radicato per sempre nella consapevolezza di un amore che avrebbe potuto apparecchiarsi di dèi.
André Che Isse
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