ho cantato come balene sui tetti allunati di chagall
e raccolto guardi di stelle per mettermi in tasca le mani nell’eterno
essere compresi dalla sfera del sole e sentirne la luccicanza nei pensieri
sapere che il nostro cuore ha lo stesso tamburo della radiazione cosmica di fondo
ecco perché corro nel deserto fino a rimanere di sola molecola di fiato
solo allora potrò perderla nella tua bocca nuda in mezzo al guardo scalzo appeso
tutto quello che c’è da fare è solo aprire le braccia per toccare le sponde delle vene
sussurrarne tana! e barrire la luna e capriolare le gote ebre di buccina abbronzata
mi distendo come lenzuola d’estate in cortile
gaudioso d’eterno
mentre tra il primo giorno del mondo e la morte del sole sgranocchio sommommoli
contando i secoli con le dita inzafardate di risa
André Che Isse