poss’io vestirmi di desiderio quello che mi nacque prima del mondo
perché stanno ritti dietro l’universo e attendono d’incendiarsi tra le dita
mentre mi sdraio il silenzio nel muto ombroso
sì che mi pare amico il vero quello stesso in tasca di dèi
e allora eccomi corpo quanto d’albero quanto calice gassoso
ginocchi come rami di pensiero nel cristallo notturno
così che al sole il meriggio stenda ancora il pudore del vero
tanto che la luna del giorno possa apparirne nuda e diafana
ma quando al crogiolo del cuore ne cadde icario l’iride dionisiaco
tutto d’intorno mi squadernò il primo passo d’eterno
c’è un momento in cui i balconi attraversano la dorsale di un dio
è quel momento di raccogliere poiesi in una compostiera da tavola
André Che Isse