L’ARANCETO DI STELLE

ho bisogno di poetare le stelle per curvare il braccio sull’arco di ulisse
scoccando oro di neve su arance icarie

colleziono nilometri icosaedri di colonne per nocchieri stiliti
con astrolabi ebri tra i palmi per affogare nella notte più eterna

allora soltanto risa giallolimoni girotondi sulle gote
e accessi imperiosi d’euforia apollinea a colazione

perché conosco il cammino di ginocchi torno di luna sui meli
quando gli orli di diti s’infilano in bocca come ciambelle

nessun imperatore ha potuto scendere dall’universo scalzo
perambulando in essere, nuda poiesi di fuoco

ed io pedalo il giorno in arcioni a boristene eudemonico chiomoso
per orti di luccicanza barocca tra pieghe di sole stirate nel dorso

André Che Isse

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