scivola dolce al guardo lunato l’aere muta che s’apre varco alle gote
così ammusata di sole da viversi tracannando strali di fuoco in fiato
l’amore fa il giro scalzo due volte sulle gote prima di cadervi in bocca
e quando ne alberghi vermiglio nasca prima stella sul sesso dell’iride
oh! se avessi le dita nel dorso dell’universo per timoneggiarne comete!
ma in fondo là dove cade il mare danzo la coda dell’ala tra le mie scapole chiomose
e allora quale positura magnifica serbi l’uomo che ne eiaculi le brame!
tanto che la luce dal sole al cuore sia più veloce dell’idea in cui nacque
io non so che toglierne il narrabile per rimanere di ginocchi allunati soltanto
come un eterno teatro barocco in cui si contrappunti l’entanglement alle gote
il primo giro dissenna la neve su talloni di dioniso che tracci il mondo ebro
mentre più caro al secondo sta il sesso dell’anima che segga troneggiandone sciente
André Che Isse