ho camminato la neve per ascoltare silenzi frangersi come cerchi d’acqua di sassi
cricchiando molecole con angoli di talloni scalzi icosaedri
e il nodo della spuma mi legava al fiato
tanto che la curva dell’aria m’ignudasse a primo vagito
non so prima del mondo ma su albume di cristallo nasco luna diurna
politamente a millanta pieghe barocche
così che trovarsi se stessi sia eden istesso
e nulla più che unica dima dal gomito al cuore
ecco allora che chiedendomi cagione di tale complessità calligrafica
non potei che risponderne in labirinti di sinapsi al guardo in pianta
là dove veneri di willendorf lasciviscano su curva di ghigno baconiano
là dove danzo la prima neve del mondo su quanti candenti di dioniso
André Che Isse