spinsi i bracci oltre la curva del gaudio
dove le gote sono chiostro sull’albero
e braccia snudate al sole mi portavano implumi la levità dell’ala
albergo l’anima in luogo sacro di feriale
florilegio di pensieri inaurati in erbario sciente
dove talloni scalzi nascono il giorno
allora invaligiai nubi dal meriggio all’eternità
veleggiavano il cielo come vascelli di fiato
da quintessenziare il feriale a festivo perenne
c’è una piccola curva dove al labbro alto sembra interrompere la sua volta
un’ansa nel mezzo dove ormeggiare tutto l’umore del mondo amoroso
qui il giorno è uguale a se stesso,eternale primo bacio
André Che Isse