ebbro di pensiero a stelo lungo nella curva di bosone d’icario
e sempre più sedotto da una stampigliatura di gesti aurorali
dita di madonne tra pieghe barocche di gonna
quanto palmi d’arciere forieri di strali ulissidi
e il gomito di nijinsky che orizzonta il mondo e inventa l’angolo di dioniso
per custodire alberi di baci su cui salire a vedere dove cade il mare
perché l’ebbrezza scettrata delle labbra sono la vertigine dell’amore
bocche annodate di fiati affogate di mele
come fosse l’ultimo gesto di pollock in una tela di neve
come se i cerchi attergati di rembrandt fossero tropi dell’io
c’è un segreto nel cuore del cuore che ha la stessa materia del silenzio
ma è fuoco musicato in erbario dietro l’universo
André Che Isse