COPPIERE DI PENSIERO

io creo e vendemmio ebbrezza
con voce gentile e urla di pietre aurorali eclissate

ho raschiato la notte col dorso del pennello come rembrandt le pupille dell’olio
e dietro la luna frombolo ciliegi da cui nasceranno vermiglie le gote nei baci

vorrei essere coppiere prima che io nasca per guardare il pensiero in bocca
ma incarniamo l’eterno in un battito d’iride soltanto

la commozione è l’oro del poeta
ed io mi nevico addosso di sole

così che torri d’albergare stelle su muri gialli proustiani s’inalberino
come potrebbero aranceti coltivarsi a idee

voglio essere coppiere alla tavola delle idee trovate
quelle che il giorno dopo il guardo sia un poco più eterno

André Che Isse

ERBARIO DI FIATI

ebbro di pensiero a stelo lungo nella curva di bosone d’icario
e sempre più sedotto da una stampigliatura di gesti aurorali

dita di madonne tra pieghe barocche di gonna
quanto palmi d’arciere forieri di strali ulissidi

e il gomito di nijinsky che orizzonta il mondo e inventa l’angolo di dioniso
per custodire alberi di baci su cui salire a vedere dove cade il mare

perché l’ebbrezza scettrata delle labbra sono la vertigine dell’amore
bocche annodate di fiati affogate di mele

come fosse l’ultimo gesto di pollock in una tela di neve
come se i cerchi attergati di rembrandt fossero tropi dell’io

c’è un segreto nel cuore del cuore che ha la stessa materia del silenzio
ma è fuoco musicato in erbario dietro l’universo

André Che Isse