odo i palmi aggallarmi in essere come mille ali gemmate di fuoco
per raccogliere dorsi di stelle da alberi rubino increati
i giorni dell’universo si praticano in metri da sarta per curvare il pensiero
così che misurando la pelle delle nubi io possa vestirmi d’idee arcate
per sempre ulisside arciere che muove i talloni di fiori come strali di poiesi
per sempre il fiato perpendicolare al filodarianna intessuto sul proprio dna
e mi piace togliere il narrabile per danzare scalzo l’eclittica sull’ipotenusa aurorale
quando il gesto divenne scriba per raccontarne il mondo
io conosco lo stame di luccicanza stuporoso che taglia la molecola del sole
ostensorio di tutte le trame ebbre possibili
ma poi rimango in giardino scettrato di meriggio estivo
ascoltando le risa diafane di luna tralucermi silenti d’eterno
André Che Isse