PRIMA DI FARE «TANA!» IN FONDO ALL’ETERNO

mille passi prima del nulla,
999,998,
piano,più piano,
ch’io possa contar le molecole,
riempirmi le tasche con risa di fiori
e gonfiare le gote con curve di nubi;
ancora un po’ di sole prima che tutto svapori!
mille passi per fare l’eterno,
997,996,
piano,più piano,
mille passi per baciarti ancora
l’arco della tua bocca rossa!

André Che Isse

ERBARIO DI UN GIORNO QUALUNQUE

entro ed esco dalle parole come le dita nel miele
ah il profumo dell’erba tagliata in giardini di deliquio smeraldino!
come amo lunghe le gonne che baciano caviglie di pesca sottili

se solo potessi sentire garrire la Terra con nari di stella!
mentre le labbra che s’affogano di baci perdono l’universo in meriggi estivi
ma come annodasti la tua coda alla mia per entrare nella luna!

che incanto la vita d’uomo ebbropartorito di sé!
questo mio pensiero che può tutto quello che mi fu scritto prima del mondo
e non furon gli dèi a inventarmi danzare ma le dita nel miele

ho ancora nelle tasche la notte che m’abbaruffa la chioma di sesso
le pieghe barocche dei fiori nel dorso tatuato di mele
e il mio quaderno nero aedo manoscritto di neve nello zaino

André Che Isse

TESORIERE DI MULTIVERSO EBBRO

odo i palmi aggallarmi in essere come mille ali gemmate di fuoco
per raccogliere dorsi di stelle da alberi rubino increati

i giorni dell’universo si praticano in metri da sarta per curvare il pensiero
così che misurando la pelle delle nubi io possa vestirmi d’idee arcate

per sempre ulisside arciere che muove i talloni di fiori come strali di poiesi
per sempre il fiato perpendicolare al filodarianna intessuto sul proprio dna

e mi piace togliere il narrabile per danzare scalzo l’eclittica sull’ipotenusa aurorale
quando il gesto divenne scriba per raccontarne il mondo

io conosco lo stame di luccicanza stuporoso che taglia la molecola del sole
ostensorio di tutte le trame ebbre possibili

ma poi rimango in giardino scettrato di meriggio estivo
ascoltando le risa diafane di luna tralucermi silenti d’eterno

André Che Isse

LA PELLE DELL’ESTASI

bastevole il mio guardo alla luna per sentirmi immortale
assiso come luce nel pensiero
ogni giorno alzando l’iridi ebbre la bellezza m’incarna d’albume argentato

così entrai nella pelle dell’estasi come meriggio estivo d’eterno
dai raggi eiaculanti giallo van gogh
quando per mano dioniso m’addusse al diafano adamantino

la ricerca distese l’orgasmo ai confini dell’essere
non per conflagrarmi ma tessere il filodarianna apicale d’idee
così da edificarne danza ai ginocchi crisostomi

c’è un binario prima del mondo dello stesso bosone d’icario
ci appoggio il dorso per vedere le stelle svestire le nubi
tanto che sarò supergigante rossa per un guardo d’amore

André Che Isse