se appoggio il mio dorso nell’angolo ecco la mia curva nel mondo
tale d’annullarne lo strale inerziale a favore soltanto dell’esserci
la misura che sarà il mio letto alla luna è la mia stessa apertura di braccia
quella lunghezza che in breve mantiene l’eterno ad ogni palmo tracciato
ed è subitamente afferrabile il melo ai ginocchi quando crescano attagliati ai talloni
così che nel cesto da giardino le mele siano curvate dallo stesso vermiglio di gote
dunque nasciamo da un’impronta di sabbia quando n’esondi lo stampo perduto nel mare
ma se ancora posso sentire la pianta del piede ambulare le stelle così ne sarò luccicanza
attraversami musa col tuo guardo stupente e le braccia curvate di neve dorsale!
non lascerò il mio fiato staccarti dalla nuca fino alla fine del mondo!
e se la massa ebra è coltivata in-essere il tempo sarà pari al limine di un buco nero
allorché ogni parola ne avrebbe lumeggiato il passo eternale un attimo prima di danzare
André Che Isse