infilo il gomito nel desiderio sparso di molecole
arcando il polso per accogliere una piccola curva di leggiadria
forse quando cerco il gomito è toccare con mano l’angolo del mondo
e auscultare la direzione di una stella fino alla tana in fondo all’infinito
sto in piedi come un guardo alessandrino scalzo e la chioma in arcioni
mentre alchimio l’esserc’ignudo in eclittiche a filodarianna ebro
così i cerchi nel dorso di rembrandt saranno le mie orbite dietro l’universo
nonché la scala elicoidale che investe l’anima sciente d’al’inaurate
ho tolto tutto il narrabile solo per l’angolo di ginocchi gaudioso
e ne ho annodato i palmi alle dite barocche come sciamano amoroso
allora non mi muoverò dalla luna fino all’ultima radiazione cosmica di fondo
perché sono follemente innamorato d’ogni fiato d’argento che m’alberga
André Che Isse