se stendo il silenzio come lenzuola di neve
sfrigola in fiato un equilibrio gaudioso
tanto che i talloni curvino l’eterno in arco di piede
eccomi ebro come bosone impazzito d’amore
materiato di bellezza
transustanziato dal dissenno sidereo che transverbera il suo stesso arciere
strale imperioso ubriaco di sole
i miei bracci curvati come absidi dietro l’universo
la mia nuca odorosa scalza di meli noetici
aprii la bocca per divorare tutte le stelle nevicate al tuo dorso
il barocco nacque curvando l’universo sulle gote
tanto che il guardo giunge all’amore torno torno l’arco delle tue labbra rosse
André Che Isse