ali grandi come la prima idea della ruota
dalle stelle l’odore della notte sa d’erba tagliata al meriggio
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sovra luccicanza di lemmi il cielo è più blu perché lo si può nomare
l’onomaturgia del guardo transverbera la chiaria del logos
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così giunsi ove tutto s’eterna e la curva d’alma ispessita di sole
l’Essere flanella l’Esserci come l’ebbrezza l’eterno
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conosco l’attimo sciente e il muro giallo del sublime meriggio
guardami fin dove la danza disveli l’ultimo gomito dell’Essere!
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scivola intanto il clinamen epicureo sull’ipotenusa aurale
non è stupefacente auscultare la pioggia dal decubito dell’Esserci?!
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tambura il cielo spuma d’argento di mari
ove silenzio intavoli radiazione cosmica di fondo col barocco madido di gocce
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André Che Isse