LA TELEOLOGIA DELL’ESSERCI

l’attimo principia il sublime

quando il pensiero diventa idea odorano iridi ebre di stella gialla

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ci sono idee che curvano le parole in bocca all’arco dei baci vermigli

ma più lentamente più lentamente per saporare l’eterno

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così staccai un atomo dal cielo per infilare i ginocchi nel blu

e allora subitamente l’ala nel dorso principiò l’idea dell’Essere

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inspiro l’esserci come l’istante allunato per sempre

e tra l’indice e la luna l’idea dell’amore

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scalzo poppiere seggo il rovesciamento dei melograni accesi

per raccogliere sull’erba tagliata le frutte scienti

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quale bizantismo di pensieri aurati lungo l’ipotenusa d’ipseità!

ecco come danzo le idee sulla radiazione cosmica di fondo

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André Che Isse

LA PELLE DEL SILENZIO

emozionarsi come non sanno fare le nubi

emozionarsi di loro per loro

mi ubriaca il silenzio dei fiori

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attraverso idee come dimore stupefacenti

così ho stivato la notte con oro di sole

tanto da curvarne i soffitti a misura di bracci

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stupefarsi di un sol fiato esistentivo!

senza sapere l’equilibrio della luna!

solo transverberato di cogito!

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l’attimo che accade ora è pelle del silenzio

se m’obliquo posso vedere il tempo nascere

ammusate iridi all’eterno

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André Che Isse

L’AMBRA DELLE IDEE

m’irraggio come un sorriso nel cosmo

più sono nell’attimo più la bocca stivata di fiori

e tra i denti ignude comete giallo van gogh

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il sole d’estate tatua l’amore sotto la pelle

e io ne disbramo i segnacoli scalzi

allora che di mille baci abbaruffato di stelle

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così urlo stupefatto l’argento nel silenzio riempito dai grilli!

e non so se amarli più del frinire imperioso al meriggio!?

seduto in barocco agostano o supino bizantismo allunato?

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m’inazzurro come l’invisibile idea del blu e la curva di un polso indaco m’aulisce

così danzo l’ambra delle idee e m’immillo d’ebbrezze superne

dalle nari al cuore due giri d’anello di saturno

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André Che Isse

4 HAIKU A CAPOGIRO ELISIO

tra le dita m’asserpolo l’etra

oggi hanno tagliato l’erba!

nei pensieri l’odore ocra dell’esserci

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ho una tazza raku per la neve

prima che dissapori è broccato eternale

in un attimo ne tracanno nubi a garganella

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il lusso dell’estate

la curva ardente delle idee sull’eclittica

nelle tasche il sole

*

i fiori potevano esistere solo come idee aulentissime

mentre la poesia rampollava il superuomo nietzscheano

i girasoli li preferisco di giallo cromo su tela!

*

André Che Isse

UBRIACO D’EQUILIBRIO

poetare è incidere la leggiadria dell’attimo increato

quando tutto cangia il già stato rimane per sempre

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allora il corpo sta all’estate come l’ala inazzurra

e i bracci come lenzuola stese al sole: bilancieri d’estasi

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indaco prima e dopo i pensieri

tra l’invenzione della ruota e il suo stupore: il respiro-sciente dell’Esserci!

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sono transverberazione dell’attimo come neutrino nauta immoto

così da squarciare l’Esserci in positura eternale ebra

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e se equilibro il quadrivio degli arti in Essere soltanto

l’alma sarà punto di fuga rinascimentale scalzo

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e ogni levità sarà il silenzio tra le crome, lo spazio asciutto nella pioggia

quello spazio dietro l’universo che ha la stessa sostanza del guardo gaudioso

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André Che Isse

L’EQUILIBRIO DELLA FELICITA’

alzo il cristallo nell’Esserci

buccinatore ebro in Essere

tra l’attimo e adesso l’equilibrio della felicità

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quando danzo le gru del labirinto di cnosso

è l’idea che poggia al ginocchio il suo plinto

mentre l’ala è angolo d’eclittica sulla chiarità del disio

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non sono le cose che equilibrano l’alma in elisio

ma l’ugnatura sciente al nulla

tanto da materiar silenzi a madrigal barocchi

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se per salir la luna devo inventar l’ali

per la felicità: il mio dorso odoroso nel profumo tagliato dell’erba

e se l’euforia è cuore dell’attimo, felicità è nascita di stella!

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André Che Isse

IL SUSSURRO DELL’ESSERCI

scrivo eoni coi carboni dei bracci

e curvo l’aere d’idee per inventare multiversi

così frinisco d’esserci!

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quando indico la luna ci sono già caduto dentro

dove sono è dove sarò dietro l’universo adesso

e sui palmi soppeso già melagrane arrossite d’ebbrezza

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ogni gesto ch’io danzi è custode noumenico d’equilibrio

a cui tolto il narrabile addivenga già stereometria teurgica

psicostasia eudemonica dell’Essere

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così bastevole sarà l’angolo di un polso come astrolabio numinoso per i sogni

quelli che materiano i ginocchi d’idee

quelli che non vanno più via dalle ali

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André Che Isse

IL LUME DEL GESTO

ho piegato l’aria per l’Essere

l’iride d’Esserci sui palmi scalzi

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i cerchi di rembrandt col dito come idee prima della ruota

il cerchio di prospero nella neve per lo scriba rosso sull’albero

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l’eclittica desossiribonucleica leggiadra su equilibri di gru nel labirinto

che filodarianna ebro tracci fragranze di suità

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ho albergato la nuca nei bracci germogliando i pensieri amorosi

voltolando l’ala mille volte al cuore vermiglio

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e i ginocchi come pietre angolari per la luna

e le punte di stella frecce nei gomiti acuti

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e come agrimensore sciamano ho danzato nel primo giorno del mondo

per curvare l’eterno un attimo appena

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André Che Isse

LA SOSTANZA DELL’ESSERE

scie blu lascive di fiori odorosi su broccato d’api dorate al meriggio

nient’altro che bizantismo vezzoso in tazza raku

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lumeggio dall’Essere

che dall’Esserci al cuor del sole al guardo sia misura

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ho tracciato melograni ardenti nella neve e ho salito quello più vermiglio per raccoglierne il lume

ora posso danzare la sostanza dell’Essere

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curvare un braccio nell’aria è tracciare la curva di un fiore l’attimo prima del calligrafo

piegare l’aria con le dita è olire d’Essere il primo giorno del mondo

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ora posso danzare l’ipseità sciente!

ove il tempo sia lògos nel quadrivio degli arti

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col filodarianna d’alma intesso l’èidos

così che tra forma e idea non passi neppure un dioniso

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André Che Isse

L’ENTELECHIA DELL’ESSERCI

arrovescio il giorno per raccogliere la nuca sull’erba

e capovolgo l’attimo per principiarlo ancora

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che la parola rotonda s’attagli alla curva dell’Essere!

così che il pensiero sia raccolto dal cuore di un drago

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allora equilibro l’ebbrezza al gesto da cui nacque il mondo

e tutta la poiesi transverbera l’Essere in mezzo all’Esserci

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è necessario trovare il tempo più liminale d’Essere, l’eterno a chilometro zero

conosco il disio al centro dell’atomo: il concubito di suità!

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se dal gomito ai diti nel miele è dima siderea superna

la misura eudemonica sarà pari la distanza d’alma dal fiato

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danzare ora è ostensorio dionisiaco

ove ormeggi nella mia curva del braccio l’archè delle idee

*

André Che Isse