LA LUCE DELLE IDEE vista da Giosuè Deriu

“La luce delle idee”

André Che Isse

19 novembre 2022, Space Gallery, Modena

*

Philippe Petit nel suo “Trattato di Funambolismo” dice:

Chi cammina, danza o volteggia su una corda a qualche metro da terra non è un funambolo. Che

il suo filo sia teso, lento, molleggiato o completamente libero, viene chiamato ballerino sulla

corda.

Nell’opera di André Che Isse è facile sentirsi come il funambolo Philippe Petit, si cammina sopra

una fune, sospesi nell’ebrezza del vasto operato di un artista, in una sindrome di Stoccolma tra

danza, pittura e poesia.

Infatti questo percorso può essere vissuto come una corda tesa a pochi centimetri da terra sopra

la quale chiunque può provare a compiere qualche passo, così per gioco, altrimenti, per

approfondire carpendo il più profondo dei significati è necessario essere funamboli, pronti a

passeggiare nel vuoto.

Non sono corde tese quelle di André, ma sagacemente adagiate, fermate da spago come filo del

discorso ed illuminate dall’ispirazione.

L’artista cammina sopra un cavo di cultura ed esperienza, dove l’Ethos greco, la filosofia

occidentale, la disciplina orientale e la passione umana si incontrano nella raffinatezza della

matematica, cara agli egizi, dove i numeri possono acquisire qualsiasi significato e ogni

significato può essere espresso in codici.

Nell’operato dell’artista ci si può perdere e ritrovarsi più volte data la vastità delle nozioni,

concetti ed informazioni che traspaiono dalle sue opere, il vissuto del poeta, pittore e danzatore

inevitabilmente ruota su se stesso cercando un rapporto che non divenga conflittuale, quindi in

un titolo si può incontrare una poesia e all’interno di essa una nozione storica, un neologismo, un

passo di danza, un’espressione algebrica. Infatti non è semplice fare della versatilità una forza, è

facile ridondare nell’ esprimere un concetto utilizzando più linguaggi contemporaneamente, allo

stesso tempo è necessario provarci soprattutto quando questa espressione fa parte di un

percorso ricco e versatile, che non si vuole lasciare fine a se stesso, piuttosto condividerlo col

prossimo, cercando con la complessità di rendere la semplicità, così l’intento di André Che Isse

con le sue opere, a primo impatto di facile lettura, delicate, moderne, affini al design e agli

oggetti d’arredo ma che celano molteplici significati, raccontano storie.

Infatti nella lettura analitica delle opere ritroviamo l’incontro di vari materiali utilizzati per

esprimere concetti diversi, ne La Gilda di Dioniso per 4 Danzatori Scalzi degli Dei la tempera

rappresenta un palcoscenico, sopra il quale i corpi dei danzatori si muovono come corde nell’aria

di cotone, sorretti nel retro da trama e ordito (quasi ad evocare il filo di Arianna dell’esistenza, quindi il labirinto espresso dalla Geranos, la danza che rievoca i labirinti), uniti nella ruggine come

una gilda del passato, il tutto retroilluminato, a rappresentare l’aspetto magico, divino, dionisiaco,

che si manifesta concretamente attraverso la danza, non a caso infatti le figure sono quattro, ad

esprimere il senso pratico, il mondo fisico, la concretezza delle idee.

I Canopi Trascendentali per l’Eterno Ritorno di Zarathustra così come i Danzatori hanno simili

materiali, si aggiunge l’utilizzo della matita a sposare l’Egitto con l’esistenzialismo, sino ad

arrivare alle Machine Eudemoniche e La Curva Ebra dell’Haiku, nelle quali cambiano i numeri, dal

quattro si passa ad una veste orientale dove il poema pittorico viene scandito in tre versi e la

rude corda si trasforma in delicata carta velina. Il tutto reso attraverso un elaborato studio di

soggetto, materiale, composizione, concetto e resa finale.

Piero della Francesca, Salvador Dalì, l’AI che riproduce i quadri di Jackson Pollock, questi e molti

altri gli esempi di rapporto tra arte e matematica. Un artista è vincolato tra ciò che vuole

esprimere, ciò che può realizzare attraverso la propria arte, l’interpretazione dello spettatore e

l’effettiva magia del risultato finale. Un’opera d’arte è l’elevazione dell’artigianato, l’artigiano è

colui che costruisce oggetti non di serie, costruire significa ideare ed eseguire, ideare è l’attività

esercitata dalla mente nel prendere coscienza del sé, il sé è la caverna di Zarathustra e nelle

caverne i primi tra gli uomini sentirono la necessità di incidere le loro gesta attraverso la

realizzazione di graffiti.

André Che Isse non è il primo tra gli uomini, ma nelle sue opere ricerca la stessa ancestralità, con

il rigore del metodo scientifico abbinato ad un senso religioso, dove la fede è per ciò che si sente

nel tessere i fili della propria esistenza. Infatti l’artista sente il libero arbitrio dell’arte, sa che il

suo operato sarà sempre limitato dall’arte stessa, ma comunque vede la propria caverna e da

questa vuole uscire come nel mito di Platone, perché grazie alle caverne è più semplice

apprendere il concetto di luce, la luce delle idee.

*

“Finché il vento dei nostri pensieri, più violento di quello dell’equilibrio, tornerà presto a far

volteggiare verso le nubi questa piuma così sensibile.”

(Philippe Petit)

*

Giosuè Deriu

IL LUME DEL GESTO

André Che Isse

IL LUME DEL GESTO

*

Danza & Pittura

8 maggio 2022

Galleria Contemporanea di Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano

*

al pianoforte Francesco Ferrari

musica di Francesco Ferrari

*

sul fondo scena:

André Che Isse

LE MACHINE EUDEMONICHE

10^:

“EBRI MELOGRANI DI NEVE”

La Curva Ebra dell’Haiku

130,5 x 300 cm

OPERA RETROILLUMINATA

aprile 2022

André Che Isse

DISEGNARE LA LUCE
-11 tele retroilluminate-

14 marzo alle ore 19,00
Spazio Libero 8

Via Alzaia Naviglio Pavese 8
MILANO

vernissage con performance danzante di André
Eloisa Manera al violino

''Il Tuffatore degli dèi Rèm Se II'' 210x67cm opera retroilluminata agosto 2009 & settembre 2014

”Il Tuffatore degli dèi Rèm Se II” 210x67cm opera retroilluminata agosto 2009 & settembre 2014

Chiusura mostra 27 marzo 2015

A cura di Dott.ssa Adriana Cristina Rota

ShowroomSpazio Libero 8 via Alzaia Naviglio Pavese, 8 20142 Milano

Orari di apertura martedì – domenica dalle ore 15.30 alle ore 20.00

www.arting159.com

Arting159

La luce nei lavori di Piero Sanna e di André Che Isse

 

 

Arting159 apre la stagione primaverile con l’esposizione delle ceramiche di Alberto Burri, ricerca artistica che lo vide impegnato negli anni Settanta, dello stesso periodo, una sua tela di piccole dimensioni, e il Violino di Fernandez Armann del 1979, ai quali si uniscono i Fragments Installations dello scultore Piero Sanna. A introdurre il pubblico nella sala espositiva sono le pitture retroilluminate di André Che Isse. Il vernissage si apre con la performance danzante di André, sulle note classiche della violinista milanese Eloisa Manera, c/o Spazio Libero 8, in Via Alzaia Naviglio Pavese 8, il 14 marzo alle ore 19,00.

La mostra unisce i lavori di due artisti italiani contemporanei, le sculture astratte di Piero e le pitture figurative di evocazione classica di André. L’elemento accomunante è la luce, che dà vita ed esalta sia le caratteristiche proprie della materia organica scelta dal primo, sia le forme e i colori utilizzati dal secondo.

Le installazioni scultoree si presentano come totem. Sono assemblage di materiale di scarto (legno, vetro, ferro), che Sanna crea e modella secondo l’ispirazione del momento, dando vita a delle composizioni astratte soggettive. Sceglie il legno, col quale sviluppa blocchi tridimensionali verticali e orizzontali, ne sfrutta le caratteristiche fisiche, quelle di reazione alla combustione, l’annerimento, con l’esaltazione visiva dell’effetto craquelure, incorpora poi pezzi di vetro e di ferro, in alcuni una traccia di colore d’oro o d’ocra scuro, il tutto amalgamato in una colata di resina, la cui opacità, impregnata di luce, emana una trasparenza evocativa. L’intera scultura è lasciata allo stato primitivo, povero nella sua matericità, e mediante un sapiente gioco chiaroscurale, Sanna realizza delle installazioni vibranti. I critici hanno colto richiami stilistici all’informale europeo (J. Dubuffet, A. Tapiès), nonché alle fusioni e combustioni di Alberto Burri, così pure hanno ravvisato un confronto con le traversine di binario metalliche e carboniose di Kounnelis. La sua poetica è quella di far rivivere quei materiali nobili in disuso, impregnandoli di colore, luce e trasparenza. La sua sperimentazione creativa avviene mediante l’utilizzo di questo materiale organico, naturale, prodotto della Madre Terra, nonché materiale duttile. Nel corso della storia dell’evoluzione umana, fin in età primitiva, si è scoperta la sua potenzialità di combustibile, di realizzazione di cimeli, poi adottato nelle costruzioni edilizie e nell’arredo, ora nuovamente riadoperato nelle sperimentazioni artistiche di Sanna secondo il concetto del riciclo, vicino alla tematica della sostenibilità dell’ambiente, questione cara al prossimo evento internazionale di Expo 2015.
Se Sanna si avvale della luce per rivelare la trasparenza naturale della resina, André invece con la luce frontale esalta le forme e i monocromi degli stessi soggetti pittorici di stampo classico (danzatori, mani, vasi). André usufruisce anche di un’illuminazione artificiale che, posta sul retro delle tele, dà risalto al tratto lineare e alle stesure pittoriche. Grazie alla retroilluminazione André riesce a svelare l’anima delle sue creazioni e la visione diviene pura epifania d’immagini. Disegnare la luce è la filosofia dalla quale si sviluppa la ricerca dei suoi recenti lavori pittorici, quella luminosità tramite la quale le forme respirano, si muovono e si svelano. Sono creazioni che nascono da un profondo rapporto tra mente, corpo e anima. André unisce l’espressione della danza contemporanea di ricerca all’attività pittorica. Ha scelto la corda, cucita sulla tela, quale strumento per la rappresentazione del tono muscolare, attraverso la quale e secondo il principio di costruzione geometrica, dal tratto lineare, sapientemente ricrea quella plasticità corporea e quell’armonia di movimento che caratterizza il danzatore. Egli stesso afferma “ho creato una danza d’immagini pittoriche,…un filo d’Arianna che annoda e tesse la mia danza alla tela”. Il profondo connubio tra danza e pittura sarà osservabile in live durante la serata di apertura.

I MIEI QUADRI RETROILLUMINATI IN MOSTRA A SPAZIO TADINI

I MIEI QUADRI RETROILLUMINATI IN MOSTRA A SPAZIO TADINI
da 8 a 25 ottobre 2014

Ma quando inizia veramente una mostra?
Non inizia mai veramente una mostra,è sempre stata lì tra le idee,
nel serraglio dei pensieri.
Ma poi un gesto sospeso nell’aria che principia una mia danza
abbriva,sospinge, quell’imago a prima pietra architetturale.
E quel gesto è già prodromo,semina,alla mia poiesi,al fuoco rubato agli dèi…
Il resto è valentigia creativa,alchimiare,sublimare la mia danza sulla tela.
E quando ho finito di allestire una mostra,prima che la festa,la vernice,possa avere inizio:
sorrido con le labbra dell’anima…