poetare è incidere la leggiadria dell’attimo increato
quando tutto cangia il già stato rimane per sempre
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allora il corpo sta all’estate come l’ala inazzurra
e i bracci come lenzuola stese al sole: bilancieri d’estasi
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indaco prima e dopo i pensieri
tra l’invenzione della ruota e il suo stupore: il respiro-sciente dell’Esserci!
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sono transverberazione dell’attimo come neutrino nauta immoto
così da squarciare l’Esserci in positura eternale ebra
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e se equilibro il quadrivio degli arti in Essere soltanto
l’alma sarà punto di fuga rinascimentale scalzo
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e ogni levità sarà il silenzio tra le crome, lo spazio asciutto nella pioggia
quello spazio dietro l’universo che ha la stessa sostanza del guardo gaudioso
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André Che Isse