LABBRA EBBRE

la parola che nasce dal pensiero prende forma in bocca come qualità d’amore
come bacio d’amante innato quando bocca sia curva di fiori

è sapore arcato leggiadria a mani di vasaio in calice vermiglio
e il pensiero da cui nasce rinasce a labbra ebbre

ho gonfiato le vene del sole a gigli di neve insciente
li stivo in bocca a curva di palato l’attimo prima che scocchino pensiero

ma se ausculto il mondo con la bocca la pioggia mi bagna per primo
e come polena al tempo dalle labbra principi l’ora

così che prua eudemonica dietro l’universo tracanni il logos dionisiaco
tanto quanto dardo ulisside transverberi la bocca del cuore

mille parole mille baci un solo guardo adamantino
la curva della tua bocca nell’arco di ulisse

André Che Isse

DIONISO SCALZO

è il guardo che spettina gli alberi o tutto è già accaduto?
bracci ciliegi garrendo arrossano il cielo e io m’innamoro senza fare nulla

nel mio corpo alberga l’ipotenusa d’eterno
millanta quadrivi ebri senza soluzione di continuo eudemonico
una rampa di lancio per dioniso scalzo

se sbuccio l’atomo in fiato una segreta elisia m’ostende l’elica gemina
là ove il punto di fuga quantico s’inveri gaudioso in seno

allora m’immio come apneista allunato
aedo per linfa!
così che tracce orbitali pensate siano mollica siderea

tanto che seguendo i miei gesti perdersi in amore dalle stelle rincaserei di fuoco
e il mio nome elettivo transverberebbe la mia danza in curva di fiore

André Che Isse

4 vasi alchemici per l’arco di ulisse nella curva dei fiori

André Che Isse

“4 vasi alchemici per l’arco di ulisse nella curva dei fiori”

200×140 cm

polittico di 4 tele
(200×35 cm ciascheduna)

tempera da muro,giallo da vetro,matita,
corda cucita su misto cotone

OPERA RETROILLUMINATA

gennaio 2018

AEDO EBRO

io impero nel sole
e passeggio l’essere nella curva dei fiori

ho una camicia innamorata di meriggi van gogh
e calzoni allunati su ginocchi d’oro

eccomi al limine dove cade l’universo scalzo
con solo chiarità nuda di pensiero sciente

così che sul palco danzi filidarianna ai polsi di luna
per salirvi ebro ancora prima di nascere nuovo aedo

ho vissuto galassie sull’entropia dei ciliegi vermigli
ed ora le dita nel mio dorso icario s’inzafardano d’ali

come un monello sull’albero lordato di miele
che scopre tra i rami l’unico sapore d’eterno

André Che Isse

LA NEVE CHE CADE DALLA LUNA NON HA PENSIERO

io goccio d’essere in nebbia cava come un crisostomo tra le lune

e la parola che mi attraversa la bocca come bacio di pensiero aurato
è quella che coltivo tra le labbra su alberi capovolti d’idee

se al giorno tolgo il narrabile rimango con angoli di bellezza dove ormeggiare comete

e quando le parole sono racemi di dèi e curva di fiori
posso inventare teleologie e albergarle dove ziqqurat raccolgono nubi da tasca

ognuno è punto di fuga per un dio ma bisogna guardarlo d’eterno negli occhi

e sapere esondarsi ebbri quanto nocchieri a ginocchi febei
perché si possa dall’orizzonte aurorale campeggiarne icario

fui mai pensato da un universo per accenderlo d’immenso?

perché la neve che cade dalla luna non ha pensiero!
lo ruba a chi nacque per inzafardarsi le gote d’amore

André Che Isse